Quanto conta l’approvazione degli altri?

di Redazione 1

Viviamo ed esistiamo nei nostri confini, per quanto estesi siano ed aperti al mondo, frontiere tracciate dal rapporto con gli altri senza i quali non esisteremmo, non potremmo rappresentarci e non saremmo ben definiti nella nostra identità. Spesso, però, i nostri spazi vitali, quelli in cui muoviamo liberamente ed autonomamente per costruirci un’immagine e poi presentarci agli altri in questa veste e ricevere un feedback, positivo o negativo che sia, vengono invasi dall’eccessiva importanza e dal ruolo troppo invadente che ricoprono le persone con cui veniamo in contatto nella nostra vita.

Questo avviene, ad esempio, quando cerchiamo a tutti i costi di piacere e ricevere l’approvazione di qualcuno o di più persone. Non bisogna assolutamente sottovalutare questa tendenza a compiacere tutti, perché è assolutamente deleteria sia per il nostro percorso personale che per il nostro equilibrio.

Dobbiamo tenere conto del parere degli altri ma continuare a decidere, a scegliere, a gestire la nostra vita in totale autonomia, altrimenti rischiamo di deviare dai nostri obiettivi, dal nostro cammino ogni volta che un viandante qualunque, o anche una persona cara, ci dice che dovremmo svoltare a destra piuttosto che a sinistra, camminare in questo modo piuttosto che in quest’altro.

E’ giusto cercare l’approvazione degli altri nei limiti, è un istinto inconscio ma mai portare alle estreme conseguenze questa esigenza innata, arrivando a modificare il nostro modo di essere per accontentare le esigenze degli altri ed anteporle sempre alle nostre. Questo non significa non ascoltare i buoni consigli o rimanere fermi sulle proprie posizioni a priori. Significa valutare caso per caso i cambiamenti che ci vengono richiesti, a volte anche con una certa insistenza, e quanto ci costerebbero o al contrario quanti benefici avrebbero per noi.

Se il nostro partner ci chiede di non fumare, per fare solo un esempio, accontentarlo per riscuotere consenso ed approvazione del nostro comportamento, farà bene anche a noi. Diverso è il discorso quando si pretende da noi qualcosa, come una rinuncia o un sacrificio, che ci renderebbe tristi ed infelici, come ad esempio non coltivare più i nostri hobby o le nostre amicizie. La prima persona che dobbiamo compiacere, insomma, siamo noi. Poi, se così facendo, si riesce anche ad ottenere l’approvazione degli altri ben venga ma mai deludere noi stessi profondamente per soddisfare richieste che sconfinano nel nostro diritto di scegliere chi siamo e chi vogliamo essere. Il rischio, enorme, che si corre è di diventare dei burattini plasmati dagli altri, tradendo noi stessi, la nostra forma.

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