Alla nascita il cervello è unisex

di Redazione 0

Sembra che gli uomini e le donne, dal punto di vista cerebrale, siano molto più simili di quanto si tenda a pensare. Il cervello, infatti, alla nascita sarebbe unisex. Le differenze di genere, secondo Cordelia Fine, psicologa dell’università di Melbourne, verrebbero dopo, per influenza di cultura e società.

La psicologa, infatti, ha passato sotto la lente molti studi condotti sull’argomento e ne ha ricavato un libro molto interessante: “maschi = femmine Contro i pregiudizi sulla differenza tra i sessi”. Come spiega lei stessa:

è nata una nuova forma di discriminazione sessuale, il “neurosessismo”, che giustifica e quindi contribuisce ad alimentare le differenze di genere, rinforzando il gap tra uomini e donne, sia nell’istruzione, che nel lavoro. Negli ultimi anni, è stato un susseguirsi di studi che tendono a dimostrare differenze innate nel cervello di maschi e femmine. La tesi prevalente è che il cervello maschile sia sin dalla nascita diverso da quello femminile perché i maschietti sono esposti a una maggiore quantità di ormone maschile (testosterone), nel grembo materno. In realtà, però, si tratta di ipotesi non conclusive e smentite da altri studi.

Una ricerca condotta di recente da John Archer dell’università del Lancashaire smonta un altro mito, che vuole l’aggressività come un tratto congenito tipicamente maschile. Anche le bambine, infatti, sono aggressive, ma la loro aggressività viene repressa dagli adulti. Per non parlare dell’idea abbastanza diffusa che le donne siano più empatiche degli uomini. Secondo uno studio di Erin Mclure della Emory University, le bambine sono solo leggermente più empatiche dei loro coetanei dell’altro sesso, poi con gli anni il gap aumenta, perché ai maschietti viene insegnato a non mostrare le proprie emozioni, “libertà” concessa alle donne, invece.

Tutti questi miti, così, hanno contribuito ad alimentare le discriminazioni di genere, senza contare che le differenze sessuali nel cervello spesso vengono usate come un’arma per giustificare la disuguaglianza dilagante nella nostra società.

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