L’Italia degli scienziati di Angelo Guerraggio e Pietro Nastasi

di Redazione 1

 

Credo che nessuno non conosca o meglio, non abbia in mente per reminiscenze scolastiche, del temerario e audace Giuseppe Garibaldi, l’infaticabile “Eroe dei Due Mondi” e il severo Antonio Meucci, inventore del telefono.

Ma pochi sanno, che non solo furono grandi amici, ma che insieme fondarono, nel 1850, una fabbrica di candele negli Stati Uniti, per dare lavoro e sollievo ai tanti esuli ed emigrati italiani.

Ma gli episodi sono innumerevoli e per trovare questo ed altri, bisogna dunque consultare il bellissimo volume L’Italia degli scienziati (Bruno Mondadori, pp.336, euro 22) scritto dai matematici Angelo Guerraggio dell’università Bocconi e Pietro Nastasi dell’università di Palermo.

Il libro ci mostra con dovizia di particolari, come in centocinquanta anni di storia unitaria, tanti scienziati abbiano concorso e contribuito con veemente passione alla causa nazionale: dall’appoggio incondizionato di Meucci all’unificazione del  Paese e ai pochissimi ma coraggiosi, come il matematico Vito Volterra, che rifiutarono in maniera categorica di giurare fedeltà alla dittatura fascista nel 1931.

E’ l’Italia nobile e fiera di Antonio Pacinotti, brillante inventore della dinamo e senatore del Regno d’Italia, di Galileo Ferraris, anch’egli senatore e creatore del motore elettrico a corrente alternata, arrivando fino a premi Nobel di valore, come Camillo Golgi, insigne e prezioso studioso di istologia del sistema nervoso e protagonista e punto di riferimento dell’Italia giolittiana e la nostra grande scienziata, conosciuta in tutto il mondo: Rita Levi Montalcini.

Ci spiega con intelligenza Guerraggio che:

In questo secolo e mezzo, la scienza italiana ha raggiunto eccellenze a livello internazionale che però sono rimaste delle “cattedrali nel deserto”. Siamo infatti una nazione giovane, mentre la cultura industriale richiede tempi lunghi. E poi la nostra classe politica, con l’eccezione del Risorgimento, non ha capito il valore economico della scienza. Dal canto loro le comunità scientifiche non sono sempre state all’altezza del loro ruolo civile.

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