Paura ed ansia, una relazione pericolosa

di Redazione 0

Roosevelt affermava che l’unica cosa di cui aver paura è la paura stessa. In realtà avere paura è assolutamente normale per non dire  vitale per preservarci da situazioni di pericolo. Come spiega la psicoterapeuta americana Linda Walter, autrice della serie di volumi Tips From a Therapist, lo spavento ci salva la vita in più di un caso. Ad esempio, il suono di un clacson mentre attraversiamo la strada e siamo distratti ci scatena la paura di finire investiti e ci permette di spostarci tempestivamente. In un contesto simile, avere paura ci sembra assolutamente normale e giustificato, dopo l’episodio tutto ritorna alla normalità, battito cardiaco, respirazione, stato d’animo.

La paura è solo un’arma a nostra disposizione per sopravvivere, stare in guardia e non ci sembra normale in queste occasioni sperimentarla. Ci sono però casi in cui la paura non è giustificata da pericoli concreti. Ad esempio, se al cinema stanno proiettando un filmato esplicativo sulle uscite di sicurezza e guardandosi intorno e vedendo tante persone sedute e poche vie di fuga ci facciamo prendere dal panico e dall’ansia.

In quel caso la mente capisce che la paura è immotivata e penseremo che qualcosa non va in noi, che non è normale avere paura. E’ proprio questo circolo vizioso che aumenta l’ansia. Quello che si verifica è la paura di avere paura, della paura in sé, insomma, intesa come uno stato di agitazione decisamente non giustificato dagli eventi. Tutti gli altri sono calmi mentre noi siamo agitati, questo ci fa sentire anormali e ci scatena ulteriore tensione.

A volte, spiega l’esperta, è la nostra interpretazione degli stati ansiosi che stiamo vivendo a portare la nostra ansia a crescere. Se pensiamo che questi sentimenti sono giustificati, è probabile che li ignoreremo e lasceremo che svaniscano da soli. Se invece crediamo che non dovremmo affatto provare queste sensazioni, diverranno più intense e ci sentiremo sopraffatti, come se avessero preso il controllo di noi stessi.

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