Sapersi controllare

di Redazione 1

Un sms inviato a tarda sera, quando la stanchezza e lo stress di un lungo giorno hanno annebbiato le nostre facoltà mentali, una reazione istintiva che ci ha fatto sfuggire di bocca parole a dir poco offensive che in momenti di lucidità non avremmo mai pronunciato. A chi non è capitato di perdere le staffe e poi pentirsi di quanto detto o fatto? Sapersi controllare non è facile se si è in presenza della persona o nel corso dell’episodio che ci ha scatenato la rabbia e l’irritazione. Lo è invece se si è lontani dal fulcro del nostro risentimento. O almeno è più semplice.

Oggi capita, ad esempio, di vivere relazioni a distanza, di interagire con gli altri tramite piattaforme come Facebook, insomma di veicolare quello che proviamo per mezzo di uno schermo che ci separa dal nostro interlocutore. Prima di premere invio e dire cose spiacevoli, aggiornare gli status con frecciatine come fanno in molti (facendo la figura dei patetici, lasciatemelo dire), abbiamo in questo caso il potere del nostro tempo. Il nostro tempo è il tempo in cui ci fermiamo, pensiamo a perché siamo arrabbiati, a cosa vogliamo dire, perché lo vogliamo dire, a chi. Certo, pensiamo a tutto questo ma soprattutto ad altro ovvero a cosa scatenerà quello che stiamo per dire in chi ci ascolta o ci legge.

Siamo sicuri di voler avviare una polemica, spesso sterile, che ci porterà via tempo prezioso e buonumore? Siamo certi che la persona con cui ci sfoghiamo recepirà correttamente il messaggio? E soprattutto a cosa servirà offendere qualcuno che ci ha fatto arrabbiare o ci ha innervosito se non a ferirlo e a predisporlo ulteriormente all’acidità nei nostri confronti?

Spesso, quando non ci sappiamo controllare ci creiamo dei nemici perché le parole sono difficili da cancellare, specie quelle offensive, ed invece, nella vita, è meglio investire tempo nel farsi degli amici e nel trovare degli alleati. Sapersi controllare: contare fino a dieci, dunque, sì, respirare, quello anche aiuta, ma soprattutto riflettere, riflettere, riflettere… o magari provare con il metodo dei quattro scalini.

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