Percepiamo il futuro dalle esperienze passate

di Redazione 1

 

 

La percezione, qualcosa di innato e non desiderato, qualcosa di poco compreso, ma che soprattutto ognuno vive a modo suo. La nostra memoria e la nostra percezione delle cose, mutano da persona a persona e sembra proprio che il tutto dipenda dalla nostra visione del mondo.
Per capire qualcosa in più, ci basiamo su un recente studio che parla del nostro presente che vive a stretto contatto con quello che ci aspettiamo dal nostro futuro. Il concetto quindi di percezione, visto dalla filosofia, oltre che dalla scienza ,e dalla stessa letteratura, comincia a mutare, farsi strada e permetterci di capire qualcosa in più.

 

Gli esperimenti a cui facciamo capo per illustrare il tutto, sono quelli condotti da Jeff Galak e dai suoi colleghi della New York University, insieme a quelli della Carnegie Mellon University. I risultati di tutti questi esperimenti sono stati pubblicati sul Journal of Experimental Psychology. Per raggiungere questi risultati, Galak si è basato sui suoi studi psicologici legati a quelli del marketing ed al comportamento dei consumatori.

 

L’idea che il nostro cervello è sempre attivo sulla stessa vita, senza considerare tanto passato e futuro, ma influenzando entrambi i punti di vista, fa si che noi siamo in gradi di prevedere e soprattutto percepire il nostro futuro basandoci sui nostri ricordi. Una bella vacanza nel passato, comincia a creare nel nostro cervello un’aspettativa per una interessante vacanza futura. Quindi, la percezione valida del futuro arriva dalla rievocazione di un piacevole passato che aiuta a richiamare i ricordi piacevoli alla mente per proiettarli nel futuro.

 

Questo discorso può sembrare un po’ complesso, ma in realtà è molto semplice. Tutti gli esperimenti portati avanti da Galak, hanno fatto si che le persone coinvolte da rumori piacevoli e spiacevoli, si siano aspettati un qualcosa di brutto nel futuro, solo se nella memoria si sono trovati qualcosa di analogo e di spiacevole accaduta in passato.

Commenti (1)

  1. Da quanto leggo mi pare che si tratti del principio dell’ancoraggio: associando due sensazioni, se ne può provare una semplicemente richiamando l’altra. Sbaglio?

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