Novità su terapia deficit attenzione ed iperattività (ADHD)

di Gianluca Molinaro 0

I bambini danno un senso al mondo attraverso il gioco, amano ripetere alcuni pediatri dell’University of Sydney, i quali hanno messo a punto un programma di terapia dedicato ai bambini con diagnosi di ADHD, il cui obietttivo è quello di insegnare alcune abilità utili per affrontare la vita. Il programma, ‘The Ultimate Guide to Making Friends’, che include un manuale per i  genitori, un video con protagonista un personaggio alieno chiamato Oober e delle sessioni cliniche con un terapeuta è stato finora testato attraverso due studi pilota; i ricercatori al momento stanno reclutando i partecipanti per la terza fase dello studio.

I risultati scaturiti dalle fasi fin qui concluse sono promettenti in quanto mostrano come il gioco possa essere uno strumento attraverso il quale il bambino apprende alcune importanti competenze sociali, di cura e comunicazione.

Il coordinatore dello studio Sarah Wilkes-Gillan ha affermato:

 “Giocare è spesso descritto come ‘il lavoro dei bambini’. I bambini imparano e si sviluppano attraverso il gioco. Come i bambini piccoli noi tutti impariamo l’importanza di condividere e collaborare. Queste competenze richiedono empatia, che è la capacità di immaginare come gli altri stanno sentendo e vedendo il mondo attraverso i loro occhi o punto di vista. Questa abilità richiede tempo per svilupparsi e la utiliziamo per tutta la vita (…) Alcuni bambini possono sviluppare l’empatia a un ritmo più lento rispetto ad altri. Loro potrebbero continuare a prendersi cura di se stessi e di ciò che posseggono e non pensare a come i loro coetanei o familiari pensano o sentono”

I genitori dei bambini con disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività (ADHD) ritengono che tale guida rappresenta un utile strumento per imparare a comunicare meglio con il loro bambino e per aiutare il loro bambino a sviluppare amicizie durature. Molti bambini con ADHD, come sostiene il professor Anita Bundy, supervisore di Sarah Wilkes-Gillan, possono avere problemi a capire i segnali sociali non sono necessariamente empatici e hanno difficoltà a imparare le abilità sociali che gli altri bambini imparano. In presenza di questo quadro hanno difficoltà a intrecciare e mantenere amicizie. Sarah Wilkes-Gillan presenterà i risultati preliminari dello studio all’Occupational Therapy Australia Conference che si terrà nel mese di luglio.

Foto Credits |Life Mental Health on Flickr

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