Far del bene fa bene a noi stessi

di Luca Fiorucci 0

Far del bene fa bene a noi stessi. Stavolta, a sostenere questa tesi che magari può sembrare un pò “buonista”, arriva una ricerca americana svolta da Tehila Kogut e Ilana Ritov.
Molto spesso, infatti, le raccolte di fondi per beneficienza sono fatte, ad esempio, per la ricerca su tumori o malattie gravi, o su malattie infantili. Secondo questo studio, dunque,a spingere molte persone a fare beneficienza potrebbe essere una sorta di pensiero magico, per cui queste persone prima immaginano che una tale malattia potrebbe capitare anche a loro, e si sentono così spronate a donare soldi per la ricerca, e, una volta fatta la donazione, pensano che ciò possa contribuire, in qualche modo, a proteggerli da questi eventi negativi.

L’esperimento è stato effettuato circa un mese dopo una grande campagna di raccolta fondi per la ricerca contro il cancro in Israele. Ad alcune persone veniva prima chiesto quanto ritenessero possibile che anche loro si ammalassero di tumore e, in seguito, veniva loro chiesto se avessero partecipato alla raccolta fondi. A un secondo gruppo di persone, invece, veniva prima chiesto se avessero contribuito alla raccolta, e poi quanto ritenevano possibile ammalarsi.
Fra le persone alle quali era stato chiesto per prima cosa quanto ritenevano probabile ammalarsi, quelle che in seguito dicevano di aver partecipato alla donazione ritenevano, generalmente, ci fossero più probabilità che ciò avvenisse rispetto a coloro che non avevano contribuito alla raccolta. Secondo gli studiosi, infatti, chi considerava maggiormente possibile esser colpito dalla malattia tendeva anche ad essere più generoso nel donare soldi per la ricerca.
Al contrario, fra coloro i quali era stato chiesto come prima cosa se avessero partecipato alla campagna di beneficenza, quelli che rispondevano di si ritenevano, poi, di avere minori possibilità di ammalarsi, quasi come se l’aver dato del denaro per la ricerca potesse ridurre le loro possibilità di avere un tumore.
Secondo gli studiosi, una tale forma di pensiero magico scatta maggiormente fra coloro che pensano ci possa essere una sorta di giustizia terrena, per la quale le buone azioni vengono ricompensate e le cattive azioni punite. Questo meccanismo sarebbe stato infatti riscontrato proprio fra coloro che pensano che il mondo sia giusto, e che perciò credono che venga tenuto conto delle loro buone azioni: essi si sentirebbero anche maggiormente protetti dalla possibilità di malattie ed eventi negativi.

L.F.

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