Pessimisti si nasce, quando il bicchiere mezzo vuoto è colpa di un gene

di Redazione 3

Il pessimismo? Una questione di geni! Non sempre, ovviamente, però può accadere di essere predisposti sin dalla nascita ad un atteggiamento pessimista verso la vita.
A dirlo è un’équipe di ricercatori dell’Università del Michigan spiegando che ci sono persone geneticamente programmate per essere negative.

Gli autori dello studio, riportato dalla rivista di divulgazione scientifica Archives of General Psychiatry, hanno individuato nel cervello dei pessimisti cronici livelli più bassi di una sostanza chimica che pare essere capace di influenzare il nostro modo di vedere il mondo.

Si tratta, nello specifico, del neuropeptide Y (NPY), una molecola che, qualora scarseggi, ci porta ad essere più esposti alla depressione e ci rende meno capaci di affrontare le difficoltà e lo stress.

Di fronte alla proiezione su schermo di parole negative come assassino, i soggetti con bassi livelli di NPY hanno mostrato, nella risonanza magnetica funzionale, una maggiore attività della corteccia prefrontale, l’area cerebrale coinvolta con il processamento delle emozioni. Chi aveva maggiori livelli di NPY, al contrario, sviluppava reazioni molto più contenute di fronte alla negatività.

In un secondo test, sottoposti ad un dolore moderato, i soggetti con diversi livelli della molecola hanno sviluppato reazioni differenti: coloro che avevano valori più bassi di NYP sono infatti risultati più emotivamente colpiti dall’evento stressante.
Infine, un terzo confronto tra i due gruppi, ha accertato la diversa percentuale di rischio di insorgenza di depressione, scoprendo che i bassi livelli di NPY espongono a probabilità maggiori di soffrire di stati depressivi.
Le implicazioni di questo studio sono interessanti per sviluppare nuovi strumenti per la prevenzione e la diagnosi del male oscuro, basandosi sui fattori di rischio noti, al quale oggi si aggiunge un altro importante tassello, quello genetico, come ci spiega Brian Mickey, psichiatra che ha coordinato la ricerca:

Speriamo che questo studio ci possa guidare verso la valutazione del rischio individuale per lo sviluppo di depressione e ansia.

[Fonte: Agi]

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