Reality con i disabili come protagonisti, è giusto?

di Redazione 0

Cast offs” (gli scartati), chi sono? Sei disabili abbandonati su un isola deserta per tre mesi. Miss ability invece, è un concorso di bellezza per ragazze con handicap. E’ questa l’ultima frontiera della tv verità. In Olanda e Inghilterra, l’audience per tali trasmissioni è altissima: pari opportunità o morbosità? E in Italia, aprirebbe una nuova frontiera?

Parliamo francamente, se ci fosse sensibilità, teste pensanti e un laboratorio dove  – si è sicuri – che tematiche così delicate, sono passate al setaccio di analisi profonde, allora si potrebbe anche tentare. Ma in Italia manca qualcosa del genere.

La nostra televisione, s’è assoggettata sia alla dittatura del format, venerandola come una divinità, sia il marchio del cinismo. Basta ricordare l’ultimo Grande Fratello: nulla è rimasto intentato per provocare, scatenare la lite, il dibattito.  Perciò fare un reality con i disabili è come un campo minato. E’ un’operazione molto rischiosa. Ma ve n’è un’altra più odiosa, un’ideologia che adottando ipocritamente il “politically correct“, fingerebbe di non dar peso alle diversità.

La televisione è lo specchio della società anche se il suo compito forse dovrebbe riflettere prima di rispecchiare, invece la rispecchia sotto gli aspetti peggiori e perde la riflessione per strada.

Di diversa opinione invece è Antonella Ferrari, attrice e ambasciatrice Aism, malata di sclerosi multipla (ha una rubrica sull’handicap su Chi) che sostiene:

Vigilando, certo, perché non diventi un circo. So che il format di Miss Ability era stato comprato anche da noi, ma la produzione non è mai partita. Forse era presto. Ma è arrivato il momento di far capire a tutti che una persona sulla sedia a rotelle può essere un attore, un ingegnere, un avvocato. Non siamo sfigati e non siamo eroi, siamo persone normali. E poi io mi batto per questo. Non vogliamo compassione nè applausi. Mi sono presentata al Grande Fratello e non mi hanno scelta. Ero molto combattuta perché in tanti mi conoscono, grazie a Cento Vetrine. Avrei partecipato per dimostrare che insieme alla disabilità ci può essere il carattere. Avrei litigato il primo giorno e sarei stata subito “nominata”. Ma sono pronta. Mi candido per il primo reality italiani. Chiamatemi!

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