Disturbo post traumatico da stress (PTDS), quali sono gli individui più esposti?

di Gianluca Molinaro 0

Per disturbo post traumatico da stress (PTSD) si intende una grave forma di disturbo d’ansia che può verificarsi in seguito all’esposizione ad un un evento traumatico. Fino ad oggi i professionisti della salute mentale non erano in grado di sapere in anticipo gli individui più esposti allo sviluppo di questo disturbo. Ora, un nuovo studio  presentato alla Neural Information Processing Systems Conference, ha cercato di capire se fosse possibile individuare in anticipo gli individui più suscettibili di presentare il PTDS se esposti ad un evento traumatico.

Tra gli individui che potrebbero beneficiare di una valutazione preventiva sul possibile sviluppo del PTDS ricordiamo  i soldati di stanza nei territori teatro di guerre. Lo studio è stato condotto dal professor Talma Hendler di Tel Università Aviv ‘(TAU), School of Psychological Sciences, la Facoltà Sackler di Medicina e la Scuola nuova Sagol of Neuroscience, insieme al professor Nathan Intrator della Scuola Blavatnik TAU di Computer Science e la Scuola Sagol di Neuroscienze.

Gli autori dello studio, tra cui il professor Talma Hendler dell’Università di Tel Aviv (TAU) hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e l’elettroencefalografia (EEG) allo scopo di esaminare le regioni del cervello deputate a fornire una risposta di fronte a un evento fonte di stress traumatico. Durante questi esami i ricercatori hanno registrato i collegamenti tra le regioni emotive e cognitive del cervello mentre i partecipanti erano esposti ad una serie di stimoli volti a provocare stress, tristezza e orrore. Si è visto come l’esame delle combinazioni di attività nelle regioni cerebrali che controllano le emozioni ed i processi cognitivi può meglio predire la vulnerabilità di un individuo rispetto ai disturbi traumatici piuttosto che l’esame separato di queste regioni del cervello. Il gruppo di lavora che ha condotto questo studio crede che questi esperimenti miglioreranno la capacità di leggere gli stati emotivi del cervello e ciò sarà di grande aiuto per la definizione di procedure di trattamento sempre più efficaci.

Il  professor Intrator, un altro autore della ricerca, sta lavorando allo sviluppo di una macchina portatile, non invasiva, utile a monitorare il cervello allo scopo di individuare e quantificare lo emotivo delle persone affette da traumi. Il professore crede che questa tecnologia possa essere applicata per la diagnosi di altri disturbi psicologici, come il disturbo da deficit di attenzione (ADD), la depressione e la schizofrenia. Ad esempio nei soggetti con ADD, questa metodologia può essere utile per monitorare i livelli di concentrazione di un paziente e fornire un feedback sulla necessità o meno di somministrare determinati farmaci.

Foto Credits /Alan Cleaver su Flickr

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