L’imbarazzo del silenzio

di Redazione 1

 

Oggi parliamo di un recente studio di psicologia che è stato condotto dall’Università di Groningen e pubblicato successivamente sul Journal of Experimental Social Psychology firmato da Namkje Koudenburg, ricercatore olandese definito lo psicologo del silenzio.
In questo studio si parla di una situazione che ricorre spesso nella quotidianità dell’essere umano: il silenzio. Una breve pausa di silenzio tra due persone è comprensibile, e porta anche alla distensione dei nervi, ma purtroppo se quest’ultima dura più di quattro secondi non è normale e può creare imbarazzo e soprattutto è indice di qualcosa che non va, tipo un disaccordo.

Non passa inosservata e proprio per questo gli studiosi di Groningen sono voluti andare a fondo sul problema.
Lo studio è partito da due esperimenti diversi tra loro, che hanno portato in esame circa 162 studenti universitari. Per cominciare, ci si è assicurati che alla base ci siano degli istinti di accettazione sociale tra di essi e soprattutto che pre esista un senso di appartenenza ad un gruppo, filtrando o quasi eliminando la paura “primordiale” dell’esclusione da una rete non amicale, ma portando l’individuo in una rete di amici e socialmente attiva.

Le dichiarazioni dopo questa prima fase sono state: “Abbiamo scoperto che una conversazione fluente, oltre a essere molto piacevole, ci informa che le cose vanno bene. Significa che facciamo parte di questo gruppo, e che siamo d’accordo l’uno con l’altro. Questo tipo di conversazioni serve per stabilire l’appartenenza, l’autostima e fornisce una validazione sociale“.
Durante gli esperimenti, i singoli studenti volontari avevano il compito di simulare delle conversazioni (appropriate e valide) in contesti particolari, e soprattutto di immedesimarsi in soggetti presenti in quella situazione. Il risultato finale dello studio sui volontari ha portato ad una conclusione legata al tipo di conversazione simulata. Infatti, dove il silenzio è durato più di quattro secondi, lo sperimentatore ha poi riferito una certa paura e dolore nel sentirsi respinto dal gruppo e quindi in difficoltà.

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