La crisi? Ci rende meno ambiziosi

di Redazione 0

La crisi non ha colpito solo i bilanci aziendali e i livelli di occupazione. La difficile congiuntura economica ha avuto conseguenze negative anche sul morale dei lavoratori. In particolare, sono diminuiti i sogni di carriera: ormai il desiderio più diffuso è quello di stabilità.

Se i dati statistici non fanno che presentare un quadro drammatico sul fronte della disoccupazione, anche chi ha un lavoro sembra dover fronteggiare qualche problema. Oggi la maggior parte dei dipendenti non riesce a focalizzarsi pienamente sul proprio sviluppo professionale: in parole povere, viene meno l’ambizione personale, mentre il bisogno di sicurezza lavorativa.

Secondo la ricerca Global Workforce Study 2010, curata dalla società di consulenza nel campo delle risorse umane Towers Watson, sono solo 13 italiani su 100 a dichiararsi pienamente coinvolti da quello che fanno ogni giorno in ufficio. La situazione è leggermente migliore nel resto del continente: gli Europei soddisfatti sono circa il 17%. Il Bel Paese si presente quindi come fanalino di coda in un contesto già difficile.

La crisi economica globale ha così infranto i sogni di carriera di molti lavoratori, rendendo infatti troppo esigue le possibilità di crescita. Al massimo, si sono visti degli aumenti retributivi, ma il passaggio ad un livello più elevato è sempre più difficile.

La causa principale è la mancanza di occasioni concrete, almeno secondo il 48% degli intervistati. Inoltre le poche opportunità disponibili non sono adeguatamente valorizzate: anche quando sono presenti, è difficile venirlo a sapere e sfruttare la possibilità.

Sempre più dipendenti inoltre indicano come motivo di frustrazione la discrepanza fra retribuzione e responsabilità. Tanti puntano il dito contro gli executive: cresce infatti la convinzione che gli stipendi dei manager non siano commisurati ai risultati effettivamente conseguiti.

I tagli dei costi e di posti di lavoro hanno così scosso molte certezze e modificato le aspettative delle persone: diminuisce così l’importanza della carriera a favore della sicurezza economica. Anche il concetto tradizionale di “promozione” è cambiato: il 60% dei partecipanti identifica oggi l’avanzamento di carriera con l’aumento della retribuzione e l’acquisizione di nuove competenze più che con la progressione verticale in un percorso ben definito.

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