La sindrome di Münchausen

di Redazione 0

La sindrome di Münchausen è una patologia in cui il paziente si procura segni e sintomi che erroneamente, in un primo momento, si crede correlati ad altre malattie.
Di solito, il medico con una serie di indagini diagnostiche che escludono la presenza di una patologia fisica, scopre che i sintomi vengono autoprovocati.

Una variante di questa è la sindrome di Münchausen per procura, qui è il genitore che arreca un danno fisico al figlio per attirare l’attenzione su di sé. La responsabile di solito è la madre.

Questa sindrome è stata evidenziata piuttosto recentemente, risale infatti al 1977  la prima diagnosi.
Accade purtroppo che pur di provocare i sintomi ai bambini, vengano somministrate tali sostanze dannose che l’indagine diagnostica e gli accertamenti in taluni casi, diventano estremamente invasivi, al punto di provocare un decesso.

Le tristi cifre attestano tale mortalità soprattutto su bambini al di sotto dell’anno di vita. La percentuale è di circa 2 bambini ogni centomila, provocando una mortalità tra il 9 ed il 22%.
Di solito avviene in precedenza della morte di un fratello o una sorella per cause sconosciute.

In tale situazione, è sempre coinvolto un genitore, i sintomi sono aspecifici per qualsiasi patologia, e i medici nel dubbio, tendono ad aumentare gli accertamenti con la difficoltà però di trovare una soluzione diagnostica.

Purtroppo il sospetto della presenza di tale patologia non è celere. Le sostanze utilizzate sono di qualunque tipo e  vengono iniettate o fatte ingerire. Si va dai farmaci da banco, quindi i più comuni, a sostanze organiche o veleni.

A volte sono presenti anche segni di violenza fisica sul bambino molto evidenti e in questi casi è facile giungere ad una conclusione. Addirittura capita che vengono anche alterati i campioni ematici utilizzati per i prelievi sanguigni del bambino. Inutile aggiungere che tali sintomi scompaiono quando la vittima viene allontanata dal genitore.

Abbiamo poi alcuni sottotipi di patologia, da quelli che sono responsabili di un solo episodio e richiedono un aiuto medico a coloro che nelle continue vessazioni nei confronti dei figli, si convincono di avere un figlio malato, questo al solo scopo di attirare l’attenzione dei medici, con i quali pur tuttavia si sviluppano un forte sentimento di ostilità.

Non di rado ci si è trovati in presenza di casi in cui tale sindrome si manifestava anche su gli altri figli di una stessa famiglia con la particolarità di avere la stessa età dei precedenti.

Chi è il responsabile di tali atti, difficilmente è uno “sprovveduto”, di solito ha qualche nozione medica ed un buon livello culturale. Alimenta la propria “curiosità medica”, attraverso trasmissioni televisive o riviste specializzate. Si presta moltissimo nella collaborazione con il personale medico tanto da lasciare di sasso gli operatori sanitari una volta scoperta la sindrome.
Normalmente si accompagna ad un disturbo di personalità, definito cluster.

Assente è l’altro genitore, tanto da poter creare dei sintomi senza che nessuno se ne accorga. A livello legali le conseguenze sono poi molto pesanti: l’abuso provocato sul minore infatti è denunciato penalmente e di solito il minore viene allontanato penalmente, soprattutto se l’altro genitore non è in grado di prendersi cura di lui, allontanandolo da tali situazioni pericolose.

I soggetti necessitano di cure psichiatriche che devono trovare subito applicazione non appena viene fatta una diagnosi precisa. E’ consigliato un trattamento di tipo combinato che di fatto risulta il più efficace

La farmacoterapia ha il compito di modificare comportamenti ed i pensieri distorti riguardo la condizione del minore.
Il trattamento psicoterapeutico che deve essere di tipo cognitivo-comportamentale, va prescritto a tutti i membri della famiglia, con la consulenza del pediatra e delle figure istituzionali.

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