E’ indispensabile essere multitasking?

di Redazione 1

Scrivete una mail importante e nel frattempo organizzate buna riunione al telefono? Stirate mentre siete al cellulare, magari sbirciando un programma televisivo? Vi è capitato di bruciare la cena perché vi siete distratti leggendo delle mail sul vostro smartphone? E’ la sindrome multitasking: ci sentiamo in grado di fare tante cose contemporaneamente, anche se molto spesso riusciamo a fare tutte queste attività male.

Computer, telefoni, televisione ci bombardano con un flusso quasi infinito di informazioni. Inoltre questi apparecchi sono sempre più leggeri e compatti, quindi possiamo accedere ai loro servizi quasi in ogni luogo. Possiamo aggiornare il nostro status di Facebook durante una riunione, possiamo chiacchierare al cordless mentre puliamo la casa.

Tuttavia non è tutto così semplice come può sembrare: la nostra capacità di attenzione è per natura limitata e quindi mentre svolgiamo più attività insieme non siamo in grado di concentrarci o di memorizzare le cose importanti con dovuta attenzione.

La domanda è semplice: essere multitasking peggiora le nostre facoltà cognitive? A.J. Jacobs, già noto per aver fatto esperimenti stravaganti, come vivere per un anno seguendo alla lettera tutti i dettami della Bibbia, ha provato a vivere facendo soltanto una cosa alla volta: uno stile di vita a cui non siamo più abituati. All’inizio l’impresa è sembrata davvero difficile: in find dei conti, essere multitasking sembra essere naturale. Niente cene familiari con la tv accesa. Niente telefonate mentre si legge, si guida o si lavora. Niente lavoro con Internet acceso. Per affrontare con successo questa sfida, Jacobs si è iscritto anche ad un corso di meditazione.

Alla fine dell’esperimento, Jacobs ha dichiarato di stare meglio. Riusciva a giocare con i suoi bambini senza controllare SMS ed e-mail, parlava con la mamma e gli amici tenendo gli occhi chiusi per sentire l’altro e approfondire il contatto, eccetera. Non ha smesso di essere un multitasker, ma è convinto di essere “come un fumatore che è passato da tre pacchetti al giorno a mezza dozzina di sigarette”.

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