Perdere il lavoro: come superarlo (seconda parte)

di Redazione 0

Perdere il lavoro comporta problemi sia fisici che psicologici. Tra i primi si annoverano nervosismo, irritabilità, affaticamento, fino ad arrivare ad attacchi di panico o alla depressione nei casi più gravi. Nel momento in cui si perde il lavoro per il quale si è investito tempo e risorse bisogna avere la forza necessaria per affrontare la situazione.

Innanzitutto, non bisogna vergognarsi di chiedere consiglio ad un medico se il semplice sfogo con la propria famiglia o i propri amici non bastano. Un esperto di psicologia del lavoro, uno psicoterapeuta, un selezionatore del personale, sono tutti soggetti che possono essere di grande aiuto per una persona che pur aver perso il lavoro ha la voglia di ricominciare e di continuare a far parte del mondo degli occupati. Colpisce la metafora utilizzata da una psicologa e consulente del lavoro di San Francisco, Rachelle J. Canter, la quale ha affermato che perdere il lavoro è come essere investiti da un’auto. È proprio per questo che l’evento traumatico deve essere un momento di crescita per potersi interrogare su cosa realmente si vuole fare della propria vita e dove si vuole arrivare. La parte più difficile riguarda la discussione in famiglia. È difficile, soprattutto per il capofamiglia, dire ai propri figli che si è perso il lavoro. È per questo che i bambini non devono essere messi a conoscenza di tutti i particolari, in modo da non trasmettergli paure ed ansie inutili.

Perdere il lavoro e dirlo al proprio compagno/a è altrettanto difficile. Ci sono molte coppie che, pur vivendo dei momenti difficili, riescono a fronteggiarli insieme e ad essere più forti di prima. Altre coppie, invece, finiscono per sfaldarsi. Il segreto di tutto sta nella comunicazione che deve essere capace di sostenere l’altro e non attaccarlo. L’importante è che colui il quale perde il lavoro non deve sentirsi solo, ma appoggiato e sostenuto, solo così potrà realmente ripartire.

Foto Credits| gianni su Flickr

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