
Quanti ne abbiamo conosciuti e al ristorante o al bar, danno sempre il meglio di sé. Le mani in tasca al momento del conto fingono che la cosa non li riguardi e quando proprio devono, ti accorgi che sono arrabbiati perché hanno un colore bluastro e ti chiedono di poter guardare lo scontrino.
Questo è il tipico esempio di avaro, in definitiva di persona che non è in grado di donare. L’avaro è incentrato unicamente all’accumulo di denaro. Il denaro non è più un mezzo ma il fine ed al suo confronto niente altro è importante. 
Il denaro per l’avaro è l’espressione più profonda dell’io e del suo potere. Il ragionamento che fa è: “Ho, quindi sono“. Si impegna a raccogliere lungo tutto il corso della sua vita denaro che però non spenderà mai. Questo potere lo rassicura anche se sa che non potrà mai esercitarlo, in quanto verrebbe meno proprio nel momento in cui tentasse di farlo e quindi nel momento in cui spendesse il suo denaro.
Gli altri affetti e valori della vita sono poco importanti per lui, così come tutto ciò che non può essere monetizzato e falsamente si racconta che potrà utilizzarli in un futuro piuttosto vago che è evidente non si realizzerà mai.
Psicologicamente in questo modo crede di neutralizzare l’angoscia di ciò che gli riserva il futuro e della morte.