Conseguenze psicologiche negative per gli internauti

di Redazione 0

Internet come fonte di rimbecillimento dell’individuo? Potrebbe anche essere possibile. Al contrario di quello che si è pensato fino ad oggi, riguardo il fatto che l’utilizzo del computer e l’interscambio culturale veicolato dallo strumento informatico del web, farebbe si che la nostra mente, invece di progredire, andrebbe in continua perdita in performance.

A partire da uno studio americano, infatti, secondo quanto si rileva nel confronto dell’uomo con il web, non siamo psicologicamente pronti per far si che il nostro cervello abbia un interfaccia costante e continuata con gli strumenti informatici, senza avere dei danni sul nostro benessere neurobiologico.

Vediamo in dettaglio oggi tutte le conseguenze negative che vengono fuori dall’utilizzo prolungato del web e dei mezzi informatici a cura dell’essere umano.

Principalmente, sembra che la prima entità ad essere colpita da un cattivo utilizzo di Internet, sono le capacità mnemoniche. Una mole di informazioni, un flusso troppo costante e l’interruzione dalla vita reale a quella virtuale, porterebbe a gravi danneggiamenti nel tempo del cervello e della parte mnemonica dello stesso. Questo fenomeno è sviluppato dai nuovi strumenti di interazione multimediale come i computer, o ancora i tablet e gli smartphone, ed è stata definita tecnicamente come Information Overload. Continuano però le indagini fatte da altre Università Europee sullo stesso argomento e continuano le scoperte che portano a riconoscere i danni per gli internauti.

I “privilegiati” utenti che utilizzano il web anche per lavoro, risulterebbero essere anche i più distratti nella scala delle ricorrenze. Con l’aumento dell’utilizzo del dispositivo informatico, aumentano infatti i mariti e le mogli che si dimenticano di compleanni e di anniversari.
Un input interessante però sembra esserci e riguarda soprattutto quelli che hanno a che fare con i colori. Gli utenti del web, infatti starebbero nel tempo sviluppando sempre più una parte del cervello che permette di ricordare i colori…ma questa è un’altra storia…

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