Chiedere scusa e perdonare

di Redazione 1

Chiedere scusa

Chiedere scusa non è un atto di debolezza. Tutt’altro avere difficoltà a scusarsi è sinonimo di mancanza di autostima e di una profonda fragilità interiore che porta a voler nascondere a tutti i costi di poter sbagliare. Il timore principale è che l’altro abbia prova della sua superiorità se ci scusiamo.

Non essere capaci di domandare perdono per gli errori commessi, così come non riuscire a perdonare, equivale a seminare o serbare rancore. Due facce della stessa medaglia, in verità. Perché non perdonare equivale  in fondo ad avercela con noi stessi perché qualcuno ci ha ferito, perché è riuscito a scalfirci nel profondo. Per liberarsi da questa schiavitù dell’anima l’unica via d’uscita è proprio il perdono, un perdono che non dimentica, certo, ma pur sempre una catarsi che prevede l’accettazione e dunque il superamento di un torto subito, di una delusione.

La frase esemplare del perdono, una motivazione più che sufficiente per scusare anche chi non si è scusato, ce l’ha offerta Martin Luther King scrivendo:

Anche se col vostro amore non riuscirete a rendere il vostro nemico più umano, potrete sempre impedire all’odio e al rancore di distruggere il vostro cuore come hanno fatto con il suo.

Perdonare

Perdonare non equivale a subire, ovviamente. Se avete paura che chiedere scusa o accettare delle scuse vi renda deboli, sappiate che avete altri strumenti a disposizione per scongiurare questo rischio ben più salutari del serbare rancore e del trattenere le emozioni. Quali? E’ molto semplice. Allontanate chi vi fa del male, lo dicevamo ieri a proposito dell’autostima. Non fate entrare chi continua e si ostina a demolirvi, levate il tappetino di benvenuto per le persone che non vi rispettano abbastanza, lasciate fuori gli antipatici, chi vi mette a disagio, chi continua a ricordarvi i vostri punti deboli. Lasciate fuori anche chi non ha saputo, non è riuscito o non ha voluto chiedervi scusa. Ma prima che esca dalla vostra vita, perdonatelo.

[Fonte: “Libera le emozioni”, Rika Zarai]

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