Cosa non dire ai propri figli (Parte Terza)

di Redazione 0

Altra situazione da evitare assolutamente è quella che paragona il bambino “manchevole” con il fratello o la sorella che eccelle. I figli non sono tutti uguali e la predisposizione di uno verso una passione o un hobbies non può condizionare anche l’altro. Se si paragonano i figli si finisce con il classificarli con delle etichette, come “Paolo il musicista”, “Giovanni, l’atleta” e ne risentirà di più in questo caso “Pasquale, lo scansafatiche”. Bisogna trovare cosa si addice maggiormente ad un figlio ed incoraggiarlo a perseguire la propria passione in base alle sue capacità. Altro consiglio che viene dato ai genitori è non dire ai propri figli “te l’avevo detto”.

Recriminare e riprendere delle azioni che non approvate in questo modo non fanno altro che sottolineare quanto voi genitori siate bravi e quanto vostro figlio sbagli continuamente. Per questo se torna a casa con un voto negativo al compito di latino sarà meglio cercare di comprendere ciò che ha causato la sua defaillance, magari aiutarlo anche a studiare la prossima volta per porre l’accento sui suoi meriti.

Allo stesso modo, come è negativo denigrare le capacità dei propri figli, così è imperdonabile accentuare le loro capacità anche oltre il normale. Non è consigliabile, quindi, apostrofare il proprio figlio con il termine “sei il più bravo, sei il più intelligente”, perché questa etichetta può avere risultati controproducenti. Quante volte i vostri genitori hanno cercato di tranquillizzarvi e di spazzare via le vostre paure con un semplice “non ti preoccupare”, oppure hanno cercato di placare la vostra aggressività o la vostra tristezza con un “non piangere” o “non ti arrabbiare”. Secondo gli studiosi, anche questo tipo di affermazioni sono sbagliate. Bisognerebbe soltanto cercare di comprendere cosa preoccupa o spaventa il ragazzo ed invitarlo a parlarne, per riuscire a dare la giusta importanza ai suoi sentimenti e alle sue sensazioni. Se possiamo darvi altri consigli, dovrete evitare la formula “perché te l’ho detto io” o “lascia fare a me”. Insomma, la regola fondamentale è quella di cercare di stabilire sempre con il proprio figlio un dialogo e una comunicazione costante che lo comprenda e lo supporti, più che decida di imporgli delle situazioni.

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