Depressione e disturbo bipolare, la terapia familiare è efficace

di Gianluca Molinaro 0

Per gli adolescenti che presentano una depressione maggiore o un disturbo bipolare sottosoglia un intervento di tipo familiare, diviso in 12 sessioni, potrebbe essere più efficace rispetto ad un trattamento di tipo psicoeducativo. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sul  Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e che ha coinvolto ricercatori della UCLA  School of Medicine e della Stanford University School of Medicine. Il campione selezionato dai ricercatori era composto da 40 ragazzi, aventi un’età media di 12 anni, con una diagnosi di gravi problemi depressivi, disordini ciclotimici o disordine bipolare, non diversamente specificato (NOS), i quali avevano almeno un parente di primo grado, anche un genitore, con disturbo bipolare di primo o secondo grado. I partecipanti sono stati assegnati, in modalità random, ad uno specifico trattamento che poteva essere incentrato sulla famiglia, in una versione ad alto rischio (FFT–HR) e diviso in  12 sessioni famigliari per una durata totale di 4 mesi di interventi psicoeducativi, oppure in 1 o 2 sessioni famigliari informali (controllo educativo, o EC). Il 60% dei partecipanti stava curando i propri disturbi attraverso l’assunzione di farmaci all’inizio e per tutta la durata dello studio.

Gli autori della ricerca, alla fine dei trattamenti previsti dal modello sperimentale hanno potuto trarre le loro conclusioni, osservando come i partecipanti assegnati al protocollo FFT–HR riuscivano a guarire prima rispetto ai pazienti che erano sottoposti all’intervento di tipo educativo. In media il primo gruppo riusciva a guarire dopo 9 settimane, i pazienti nella condizione EC dopo 21 settimane. Dal follow-up emerge anche come i soggetti assegnati al trattamento FFT–HR hanno mostrato, rispetto all’altro gruppo, una maggiore propensione a non sperimentare disturbi dell’umore durante l’anno.

Tuttavia, la lunghezza del follow-up (1 anno) è stata troppo breve per azzardare conclusioni circa la futura presenza in questi pazienti del disturbo bipolare. David J. Miklowitz della UCLA School of Medicine, nel commentare questo risultato, ha dichiarato:

  “Ciò nonostante afferrare il disturbo bipolare in queste primissime fasi, stabilizzarne i sintomi che si sono già sviluppati e aiutare le famiglie a fronteggiare efficacemente i cambiamenti d’umore dei bambini può avere delle ricadute positive sui risultati a lungo termine del trattamento dei bambini ad alto rischio.”

Foto Credits |Banalities on Flickr

 

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