La “chimica” cerebrale influenza i nostri comportamenti

di Redazione 3

Immaginate un uomo che passeggia con una donna accanto. Il cellulare squilla; lui getta un’occhiata al display, risponde, e intanto rallenta il passo. Discute con un collega, e si ferma del tutto. E lei, soprattutto se è la moglie, comincia a manifestare chiari segni di nervosismo…Lo stesso che coglie milioni di donne ogni giorno, constatando che un maschio non può fare due cose alla volta.

Persino cose banali, come rispondere alla fidanzata che gli chiede qualcosa mentre lui guarda la tv. Del resto, il maschio detesta che gli si parli mentre è intento a seguire un programma televisivo. Anzi, detesta proprio che…lei parli così tanto. Forse non sa che la chiacchiera è una sorta di necessità fisiologica, per la donna: nei centri cerebrali del linguaggio e dell’ascolto, le signore posseggono, infatti, l’11% di neuroni in più rispetto agli uomini.

Ebbene sì: i cervelli di lui e di lei son diversi. E ricordandolo, forse, eviteremmo molte arrabbiature di coppia. I codici genetici di maschi e di femmine sono per più del 99% identici, ma “i due cervelli hanno impronte genetiche diverse che creno differenze anatomiche“, si legge su uno degli ultimi numeri della rivista scientifica New Scientist.

I machi “meno colti” conoscono una sola differenza, e la ricordano volentieri nelle discussioni, e la ricordano volentieri nelle discussioni con il gentil sesso: il cervello dell’uomo è più grande. Vero. E per la precisione del 9%, in mdia; è pure più pesante: 1.300 grammi, contro i 1.100 della donna. Ma da circa un secolo si è scoperto che le misure non hanno nulla a che fare con l’intelligenza (il cervello di un elefante pesa circa cinque chili).

E’ praticamente come con i fili del computer“, spiega Stefano Cappa, professore di Neuroscienze cognitive all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Il buon funzionamento di un pc non dipende dal numero dei cavi, ma da come questi ‘fili’ risultano collegati tra loro“.

Le vere differe nze uomo-donna non riguardano l’intelligenza, ma semmai certe abilità che si riflettono sul comportamento di tutti i santi giorni. Il gentil sesso non ha rivali quanto a intuizione, perché la comunicazione tra i due emisferi è più efficace: nelle femmine è più sviluppato il corpo calloso, la parte che consente il “dialogo” tra le due metà cerebrali.

Se per esempio chiediamo a un campione di maschi e femmine di indicare nel minor tempo possibile parole che iniziano con una certa lettera, probabilmente le donne avranno la meglio“, continua il professor Cappa. La “superiorità” non stupisce: nelle femmine le aree collegate al linguaggio presentano un volume maggiore del 23% rispetto ai maschi. A parole (nel senso delle capacità verbali) le donne sono forti. Se le chiamano “sesso debole” è colpa della diversa massa muscolare e della faciltà a commuoversi. Che nei maschi scarseggia. Quando una ragazza sente su di sè lo sguardo di disapprovazione del fidanzato, perchè piange come una fontana al matrimonio di un’amica, potrebbe ricordargli tra i singhiozzi che lei ha un ippocampo più ampio. E le differenze non si limitano a questa regione del cervello, legata alle emozioni e alla formazione dei ricordi. “Qui entrano in gioco anche gli ormoni“, spiega Gianluca Ardolino, neurologo dell’Unità operativa di Neurofisiopatologia del Policlinico di Milano. “Nella donna, estrogeni e ossitocina conferiscono, tenerezza, dolcezza e stimolano la fiducia; nell’uomo, testosterone e vasopressina aumentano l’aggressività. La dopamina, uno dei neurotrasmettitori dello stress, viene poi “sintetizzata” in modo diverso nei due sessi. Il risultato è una maggiore vulnerabilità psichica delle donne“.

Le donne, però, sono anche più soggette alla depressione (in una percentuale doppia rispetto agli uomini), ma anche capaci di grandi affetti. “Non c’è dubbio che la popolazione femminile sia più sensibile alle emozioni degli altri. Sono più empatiche“. Il professor Cappa ci ricorda anche che “solo gli studi futuri saranno in grado di chiarire se la differenza è di tipo biologico o dovuta a fattori culturali“. Ma un’indagine firmata da un team di scienziati della Harvard Medical School ha dimostrato che l’empatia femminile esiste sin dai primi giorni di vita: le neonate entrano precocemente in sintonia con la mamma, e quando vengono prese in braccio smettono di piangere prima dei neonati. Inoltre, a meno di ventiquattr’ore dalla nascita una bimba risponde al pianto disperato di un piccolo vicino assai più di quanto faccia un maschietto.

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