Sesso in pubblicità: si vende di più

di Redazione 0

E’ il risultato di un’indagine condotta dall’Università della California che ha attestato come le aziende che utilizzano dei testimonial molto sexy all’interno delle loro pubblicità riescano a vendere di più. Quindi, il sesso e l’erotismo aiutano a vendere.

Sembrerebbe che la massa di consumatori si rivelerebbe più propensa ad acquistare un prodotto quando in copertina ritrova una bella donna o un uomo dal grande fascino. Tutto ciò avverrebbe per il semplice gusto del bello. Se qualcosa ci attrae ci spinge ad acquistare d’impulso quel prodotto, anche se in realtà non ci serve. Tutti gli studiosi di comunicazione sanno benissimo che fra le funzioni principali della pubblicità c’è anche quella di persuadere il consumatore ad effettuare l’acquisto. Quello che si instaura fra azienda e consumatore è una relazione del tipo stimolo-risposta: faccio questa pubblicità perché tu cliente possa acquistare il mio prodotto. Ma numerosi sono i meccanismi alla base della relazione fra azienda produttrice e consumatore finale e non è nemmeno questa la sede per poter approfondire il discorso. Ciò che ci preme raccontarvi riguarda il risultato dell’indagine.

Infatti, il dottor Ian Cook, responsabile della ricerca, ha spiegato come la pubblicità ci fa capire quanto sia importante sedurre:

“Viene da pensare che la pubblicità, più che vendere, voglia sedurre.”

Guardando ai risultati si giunge alla conclusione che più la pubblicità seduce più vende. Si tratta dell’influenza non razionale delle immagini pubblicitarie. Donne e uomini dal forte fascino, quasi svestiti, con atteggiamenti ammiccanti e provocatori faciliterebbero il rallentamento della nostra attività cerebrale. Quindi, l’individuo rimarrebbe più “indifeso” rispetto alla capacità di resistere  agli istinti. Proprio per questo il consumatore sarebbe più esposto alla voglia di spendere ed acquistare. L’indagine degli studiosi californiani è consistita nell’analisi di 24 adulti. Attraverso dei monitor è stato possibile registrare l’attività cerebrale dei soggetti nel momento in cui vedono la pubblicità.

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