Ostacoli al cambiamento

 Perché a volte non riusciamo a cambiare quello che non va in noi, nella nostra vita, nei nostri rapporti con gli altri, a lavoro, in famiglia? Quali sono i principali ostacoli al cambiamento e come uscirne? Tutti noi ci saremo ritrovati, almeno una volta nella vita, a dover cambiare qualcosa di radicato in noi, da una dipendenza come il fumo, alla perdita di peso ad una predisposizione pessimista nei confronti dell’esistenza e delle relazioni interpersonali. Non è impossibile e può essere più o meno difficile, certo non è quasi mai una passeggiata ma sicuramente ci sono delle zavorre di cui conviene liberarsi se si vuole davvero cambiare rotta e dare una direzione diversa alla propria vita o comunque raggiungere gli obiettivi che ci si era prefissati.

Stress e danni da call center

Quante volte siamo stati ossessionati dai jingle musicali che ci intrattengono al telefono? Noi proviamo a parlare con un operatore e veniamo intrattenuti per dei minuti interminabili dal ritmo di qualche canzone. Fino a qui niente di strano, oltre al perdere la pazienza. Ma un recente studio inglese ha confermato che l’intrattenersi molto tempo a telefono per parlare con un operatore di un call center potrebbe danneggiare la nostra salute psicofisica.

Sentirsi in dovere, dovere o volere

 Quante volte, nel corso della nostra vita o anche semplicemente di un singolo giorno, proviamo quella sensazione pesante di dover fare qualcosa? Se la risposta è un numero decisamente stratosferico è sicuramente il segnale di una vita che non va nella direzione giusta e che non soddisfa pienamente il nostro modo di essere. Ci sono ovviamente delle responsabilità a cui non ci si può sottrarre, intoccabili ma è pur vero che spesso le cose che ci sentiamo in dovere di fare non ci sono state imposte da altri se non da noi stessi.

Attente alla Sindrome di Grimilde

Quante volte al giorno mediamente una donna si ferma dinanzi ad uno specchio? Con l’avvicinarsi dell’estate cominciano le prove costume e ogni giorno, di fronte al grande interrogativo “cosa mettersi”, si perdono ore ed ore di prove. Tutta questione di autostima, penserete voi. Questo è vero. Ma il fenomeno sembra molto diffuso, tanto che i ricercatori hanno effettuato uno studio trovando anche un appellativo per la questione. Si tratta della Sindrome di Grimilde.

La crisi come opportunità

 Difficile rimanere ottimisti quando le borse crollano, i mercati soffrono e i Governi tirano la cinghia sottraendo linfa vitale alla ripresa dei consumi, allo sviluppo, alla salute, all’istruzione, al benessere ed a tutti quei settori che, a torto, torto marcio, vengono considerati non necessari, come l’arte, la musica, il cinema, l’istruzione, il sostegno e la fiducia alle idee ed allo slancio delle nuove generazioni. Eppure, crisi economica, personale, di valori o sociale che sia, spesso un momento difficile, in cui sembra che si sia toccato il fondo, fa nascere nuove speranze, sviluppa l’inventiva, la capacità di plasmare le avversità ed i venti contrari a proprio favore.

Gli uomini sono restii alle confidenze?

Gli uomini e le donne sono diversi. Non sarà questa la prima né l’ultima indagine a confermarlo. Mentre le donne sembrano più interessate a parlare dei loro problemi e di affrontare le difficoltà con la comunicazione, gli uomini non sembrano essere dello stesso parere. Conclusione? Si tratta solo ti una perdita di tempo. Poche parole, più fatti. Lo studio è stato condotto dall’Università del Missouri e pubblicato su Child Development. Molto più pragmatici e materialisti, gli uomini non sono fatti per le confidenze. Non amano sfogarsi se sono assaliti da un problema.

Libera le tue emozioni

 Emozioni negative, emozioni positive, tutte comunque hanno il loro peso, il loro valore indiscusso nel nostro bilancio emotivo. Spesso facciamo però l’errore di reprimere quello che proviamo anziché affrontarlo, farci i conti, comprenderlo, in una sola parola viverlo. Gli stati d’animo ci dicono qualcosa in più su di noi ogni giorno, ci insegnano a capire cosa e chi ci fa del male, chi va bene per noi e chi no, cosa ci fa sorridere e cosa ci fa soffrire.

Il lavoro ideale non esiste

L’affermazione non farà piacere a molti. Ma si tratta dell’esito dell’indagine condotta da tre ricercatori della National University di Singapore, Zhaoli Song, Wendong Li e Richard Arvey. Leggendo l’articolo del Wall Street Journal è possibile comprendere che i tre studiosi si sono soffermati sulla scoperta dell’origine della soddisfazione nel lavoro. Cosa ci rende soddisfatti del nostro lavoro? E cosa, invece, ci porta ad odiarlo?

Facebook, quando le bacheche diventano gironi infernali

 Premetto che adoro Facebook e lo uso ogni giorno mantenendo però un profilo alto, senza scendere troppo nel personale, perché sono consapevole di che strumento potente possa rivelarsi, di come per molti rappresenti un modo di conoscere una persona reputato decisamente troppo attendibile. Basta poco per ritrovarsi delle etichette piuttosto scomode appiccicate addosso: l’eretico, l’antiberlusconiano ossessivo, il moralista, quello che ha sempre voglia di scherzare, il  nullafacente, il presuntuoso, la vittima, il permaloso, la lagna, lo sdolcinato, il vanitoso, un po’ come nella vita, insomma, solo che manca il riscontro effettivo tra ciò che pubblichiamo e ciò che siamo, specialmente con i contatti che non conosciamo personalmente e sono spesso tanti.

Bambini in auto?Solo per mezz’ora

I piccoli sono sempre molto irrequieti in macchina. Speranzosi vogliono subito arrivare alla meta prefissata, soprattutto se si tratta del viaggio per le vacanze. Ma allora come fare? Non si può sempre scegliere di raggiungere delle mete vicine per non sentirli frignare o piangere. La risposta ci giunge da uno studio inglese pubblicato sul Daily Mail e commissionato dalla nota marca di automobili Peugeot.

Liberati dalla tua e-dipendenza

 Tutto può trasformarsi in una pericolosa dipendenza, magari non di quelle che uccidono ma è bene non sottovalutare mai gli eccessi, quei comportamenti e quelle abitudini che siamo terribilmente attratti dal ripetere, giorno dopo giorno, concedendo sempre più spazio, sempre più tempo alla morsa monotematica in cui ci stritolano. Negli ultimi tempi gli psicologi e i terapeuti si stanno concentrando sulle dipendenze che nascono online, problemi che possono sembrare ridicoli o comunque meno pericolosi di quelli reali ma che in realtà nascondono non poche insidie per il nostro equilibrio psicofisico e per il successo delle relazioni interpersonali.

Sei creativo? Colpa della dopamina

Quanti vorrebbero essere dei geni creativi? Incredibile è l’ammirazione che si può provare nei confronti dei grandi geni dell’umanità, da sempre visti come delle personalità con caratteristiche uniche e particolari. Ma cosa li definisce veramente? Chi è un genio creativo e perché? Ha approfondito questa tematica una ricerca svolta da due studiosi, Murray e Johnson, dell’Università australiana di Hawthorn e dell’americana Berkeley.

Facebook, cosa capiamo dallo “stato” degli altri

 La bacheca riflette in qualche modo la nostra personalità oppure è un’accozzaglia del tutto casuale di momenti di svago, riflessioni più o meno profonde, sciocchezze, buon e cattivo umore, stati d’animo temporanei? Gli psicologi sono ancora  a lavoro per studiare da vicino il fenomeno Facebook ed hanno al momento posizioni piuttosto discordi sul ruolo della nota piattaforma sulla psiche e l’autostima. Certo che qualcosa, da quello che i nostri contatti scrivono e pubblicano sulle loro bacheche traspare, tanto che a volte non è raro credersi affini ad una persona che poi, all’improvviso, perde di interesse se vediamo, ad esempio, che ha un modo di aggiornare il suo stato troppo velenoso e sempre arrabbiato con il mondo.

Altro che antidolorifici: ridete!

Lo diceva anche Charlie Chaplin: ridere fa bene. Per il grande comico la risata funge come un tonico, un sollievo, un rimedio per attenuare il dolore. Oggi, dalla teoria si è passati alla pratica. Infatti, secondo uno studio britannico dell’Università di Oxford, ridere è importante per aumentare la propria soglia del dolore.