
Non è uno scherzo, è il risultato di un’indagine dei ricercatori dell’Università di Oxford. Si è evidenziato come un bambino di cinque anni nato da una gravidanza programmata presenti capacità linguistiche superiori rispetto a un coetaneo la cui nascita non è stata pianificata. In sostanza questi bambini sarebbero dotati di ottime capacità cognitive e per questo sarebbero in grado di sviluppare migliori proprietà di linguaggio e in tempi più brevi rispetto a bambini nati da genitori che non hanno stabilito precedentemente la loro nascita.
Crisi: siamo abituati a pensarla necessariamente come un qualcosa di negativo, una catastrofe nelle nostre vite e nella sopravvivenza della nostra comunità così come la conosciamo, che si tratti di una crisi sociale, spirituale piuttosto che
Migliorare, non essere perfetti. E’ questa la chiave del successo e di una vita meno complessa, più leggera e maggiormente ricca di opportunità da cogliere e prospettive più elevate di benessere psicofisico, relazioni interpersonali meno tese, un giudizio meno severo su se stessi. Spesso si scambia la voglia di imparare cose nuove, di mettersi in gioco, di assorbire avidamente nuove nozioni, con umiltà, determinazione e costanza, con il desiderio di una persona di essere perfetta, di non sbagliare mai. Voler fare le cose al meglio non è necessariamente un sintomo di perfezionismo, può essere al contrario un segnale di serietà, professionalità, passione per quello che si fa, che si tratti di lavoro, piuttosto che di preparare un dolce o di impegnarsi affinché un rapporto decolli.
Siamo abituati ad associare il concetto di no alla negazione, al rifiuto, a qualcosa di negativo, una privazione, un sacrificio a conti fatti. Per ottenere cambiamenti positivi nella propria vita, in realtà, ci sono tappe da percorrere che passano spesso e di frequente proprio dalla porta del no. Le domande alla base delle svolte nella nostra vita richiedono una risposta che può essere positiva o negativa ma non è detto che rispondendo no imboccheremo la strada sbagliata o faremo la scelta peggiore. Il no può essere preclusione ma può anche essere opportunità.
Ci ricordano da più parti, tv, medici, radio, riviste, blog, che bisogna fare attività fisica almeno tre volte alla settimana; mangiare sano, cinque porzioni di frutta e verdura al giorno in media; bere uno o due litri di acqua su base quotidiana; non fumare; non esagerare con cibi spazzatura e superalcolici; non stare troppo a lungo seduti; spegnere ogni tanto cellulari e computer per riposare la mente e la vista; tenere sotto controllo lo stress; mantenere una vita sociale attiva malgrado il lavoro e gli impegni; dormire almeno otto ore a notte; garantirci una vita sessuale soddisfacente; trovare il tempo per noi stessi.
Siamo circondati da una frenesia alla produttività che ci lascia sempre meno tempo per noi stessi. Ai doveri: lavorare, prendersi cura della casa, della famiglia, si aggiungono spesso altre incombenze che in un certo senso ci andiamo a cercare, pur sapendo di accettare incarichi o compiti che ci stresserebbero ulteriormente. Perdere tempo non è certo una soluzione per vivere meglio, ovviamente, anzi l’inattività è assolutamente controproducente e stressa maggiormente a volte dell’iperattività. E allora qual è la soluzione per trovare un equilibrio?
Motivazione o motivazioni? Spesso per mantenere i buoni propositi e raggiungere un obiettivo è decisamente meglio avere più di una ragione che ci spinge a farlo così come creare un ambiente ricco di stimoli che ci spingano nella direzione giusta piuttosto che seminare il percorso di tentazioni che ci portano alla rinuncia (e lo facciamo molte volte senza rendercene neanche conto). Se ne parla in un interessante articolo apparso su Psychology Today, a firma di Michael Otto, docente di psicologia e direttore del Translational Research Program al Center for Anxiety and Related Disorders della Boston University.
Autostima e debiti: che relazione c’è? Non corre buon sangue, come potete facilmente immaginare. A confermarlo, se ci fossero ancora dubbi che indebitarsi logora la fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità di badare al mantenimento personale, è stato un recente studio condotto da un’équipe di ricercatori afferente alla Ohio State University negli USA. La ricerca, pubblicata nei giorni scorsi sull’autorevole rivista di divulgazione scientifica Social Science Research, è stata coordinata dalla dottoressa Rachel Dwyer. Gli autori hanno esaminato l’impatto delle difficoltà finanziarie che portano a chiedere prestiti, nei giovani di età superiore ai 28 anni.
Paura di cambiare, spesso la associamo al timore di vedere la nostra vita peggiorare, eppure l’ansia e l’angoscia più opprimenti spesso si provano proprio verso il miglioramento delle nostre condizioni. Perché non è difficile intuirlo: un cambiamento positivo richiede uno sforzo, chiama in gioco la
Risolvere un problema