Emozioni negative, distrarsi o minimizzare?

di Redazione 5

Emozioni negative, spesso confuse con tristezza, rabbia, dolore, insofferenza ovvero tutti quegli stati d’animo che sembra quasi d’obbligo dover reprimere per stare bene. In realtà la negatività non sta nel vivere il dolore, a volte sta proprio nel reprimere sensazioni spiacevoli, sensi di colpa e tutte quelle reazioni naturali ad eventi che non possono che metterci tristezza. Il dolore, dunque, non va inteso come un’emozione negativa. Le emozioni negative sono piuttosto quelle che portano verso la depressione, che spingono di continuo verso pensieri spiacevoli.

Spiega in un recente studio Gal Sheppes della Stanford University che le emozioni sono utili: ad esempio la paura comunica al nostro corpo che deve stare in allerta, pronto a fuggire. Ma come affrontiamo quelle sensazioni scomode che ci angosciano? Le persone, secondo il ricercatore, hanno due modi principali di reagire: distrarsi oppure minimizzare.

La prima strategia, ad esempio, la mettiamo in campo dal dentista quando sfogliamo delle riviste per non pensare alla visita tanto temuta. I ricercatori hanno effettuato degli esperimenti su un campione di persone e hanno scoperto che si tende a distrarsi quando l’emozione negativa è di grande intensità, ad esempio un serpente pronto ad attaccare, mentre se si tratta di sensazioni spiacevoli minori, un semplice serpente nell’erba, preferiamo pensarci, non distogliere il pensiero ma piuttosto minimizzare, dirci che non è poi così tragico.

Le due strategie sono dunque distrazione e rivalutazione. Perché questa ricerca è importante è presto detto. Nei pazienti che soffrono di ansia o di depressione pare sia difficile riuscire a regolare le proprie emozioni negative in base ai diversi contesti, a differenza di quanto avviene invece con i soggetti sani. Non posseggono la flessibilità necessaria a valutare quando è il caso di sminuire e quando invece non lo è. Per guarire potrebbe dunque essere utile un percorso che insegni loro a capire quando non è il caso di prendersela troppo.

[Fonte: Gal Sheppes, Gaurav Suri, James J. Gross, Susanne Scheibe. “Emotion Regulation Choice”. Pyschological Science]

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