
Comunemente si pensa che più piccolo è il bambino, meno dolorosa sarà la separazione dei genitori. Nulla di più sbagliato, perchè a due o tre anni l’unico filtro che posseggono per codificare gli eventi, sono gli stati emotivi degli adulti e soprattutto della mamma. Non essendo in grado di distinguere il proprio mondo separato da quello dei genitori e di eleborare queste emozioni, vede il distacco dei genitori tra loro come un distacco da sé, la percepisce come una minaccia spaventosa, una perdita irreparabile, lo spettro di una solitudine angosciante.
Questa è la ragione per cui gli resta dentro una disperazione lancinante e non perde mai la speranza consolatoria che i genitori possano tornare assieme. E’ un sogno che alimentano quotidianamente e in un’età in cui si pensa che le favole possano inverarsi. I genitori pertanto devo impegnarsi a non confondere il bambino con separazioni conflittuali ma neanche con allontanamenti improvvisi o incontri intermittenti. Proprio questi ultimi, alimentano l’illusione che la famiglia possa tornare unita e rinnovano così una sofferenza straziante.
Nella pubertà invece, la prima conseguenza della separazione dei genitori provoca un’accellerazione del processo di distacco. Mamma e papà si separano e i figli mordono il freno (precocemente rispetto ai suoi coetanei) , conquistandosi velocemente l’autonomia. I rischi sono però insidiosi: mancando la gradualità del normale processo di maturazione, possono imbattersi nell’adolescenza, momento della vita già particolarmente critico con forti problematicità.