Stress da lavoro, come riconoscerlo

 Si fa presto a gridare allo stress come malattia, ma non è tutta fatica quella che ammala. Avevamo già operato gli opportuni distinguo tra distress, stress negativo, ed eustress, stress positivo, così come magistralmente spiegato nella guida Stress e Mobbing, pubblicata dall’Isples, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

Torniamo sull’argomento stress da lavoro perché in merito è intervenuto Fabrizio Daverio dello Studio Legale Daverio & Florio, in un’intervista rilasciata all’ANSA. Daverio, che è specializzato nel Diritto del Lavoro e nel Diritto della Previdenza Sociale, spiega che lo stress non è una malattia bensì la risposta di una persona all’impegno.

Ottimismo, chi dorme poco non prenda decisioni!

 L’ottimismo, positivo ma nelle giuste dosi… di sonno! Pensiamo a chi compie scelte azzardate e rischiose perché non vede i rischi ma solo i potenziali benefici. Si può sbagliare per troppo ottimismo? Secondo quanto rivela un recente studio condotto da neuroscienzati afferenti al Duke University Medical Center, .

A sorpresa, a rischiare di compiere gesti irrazionali per un eccesso di positività sarebbero le persone che dormono poco. Gli autori della ricerca consigliano pertanto di non prendere decisioni se si è privati del sonno da molte ore.

Stress da lavoro, il ruolo di mail e nuovi mezzi di comunicazione

 Ancora sullo stress da lavoro, ormai riconosciuto a tutti gli effetti come malattia professionale in virtù del decreto legislativo 81/2008 e sue successive modifiche con d.lgs. 106/2009. Ci occupiamo oggi del ruolo di mail, comunicazioni aziendali, telefonate e messaggi che ci raggiungono a casa dall’ufficio anche fuori dall’orario di lavoro e che, puntualmente, vengono evase o se ignorate scatenano sensi di colpa con un impatto forse ancora maggiore sulla soglia di stress accumulato.

Oggi che videochiamate, posta elettronica, sms, teleconferenze ci raggiungono davvero ovunque, sembra difficile delimitare gli orari di lavoro così come riuscire a distinguere quando si è operativi dalle ore off, da dedicare allo sport, alla famiglia, alla vita sociale o semplicemente a rilassarsi, a riposare e a recuperare le energie.

Stress da lavoro, fattori di rischio

 Torniamo sull’argomento stress da lavoro, imparando a conoscere meglio quella che, per effetto del decreto legislativo 81/2008 e sue successive modifiche con d.lgs. 106/2009, è a tutti gli effetti una malattia professionale riconosciuta e non più trascurabile.

Uno strumento utile la guida realizzata dall’Isples, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, dal titolo Stress e Mobbing, pensata per psicologi, psichiatri e medici di famiglia ma interessante e chiara anche per i non addetti ai lavori e per chi vuole saperne di più su come riconoscere i sintomi e le conseguenze dello stress correlato al lavoro.

Stress da lavoro, Isples pubblica guida per il medico

 Il manuale divulgato dall’Isples, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, Stress e Mobbing, presenta linee guida chiare per gli psicologi, gli psichiatri e i medici di famiglia su quella che viene riconosciuta ormai come una vera e propria malattia professionale: lo stress da lavoro correlato.

Il Ministero del Lavoro ha legiferato in merito, nell’ambito della sicurezza sul posto di lavoro, con il decreto legislativo 81/2008 e sue successive modifiche con d.lgs. 106/2009. Spetta al datore di lavoro rilevare i fattori di stress, prevenirli ed eliminarli.

Lo stress da lavoro come malattia

Lavorare tanto può portare veramente a problemi fisici o psicologici? Il lavoro crea dipendenza? Ebbene sembra che chi non riesce a staccare la mente dall’ufficio e dagli impegni di lavoro, potrebbe essere “malato” di workaholism, una sorta di patologia che colpisce il lavoratore come l’alchol colpisce il bevitore.
La dipendenza dal lavoro è stata studiata sin dagli anni ’70 e definita come Work Addiction.

Non è facile fare una diagnosi e soprattutto far capire a chi ne soffre che non è nel giusto. Chi pensa che il dedicarsi anima e corpo al lavoro per sostenersi economicamente o quanto altro è un workaholic che tende a cancellare tutti i tipi di attività extra che potrebbero dare un vero senso alla vita fuori da quella lavorativa.

L’inattività che aiuta a produrre

Chi è sempre attivo e schiavo del programma serrato di ogni giorno probabilmente non concepisce il rilassamento come attività fondamentale da inserire tra un impegno e l’altro. Mi riferisco agli uomini e  alle donne in carriera che lavorano senza sosta, che non si prendono la pausa pranzo ma mangiano in piedi lavorando con il cellulare incollato all’orecchio e la 24ore in mano.

I cosidetti workaholic considerano il rilassamento un momento di inattività inutile. Gli stacanovisti si sorprenderanno nello scoprire che prendersi qualche minuto per se stessi,  e magari respirare a fondo non solo rilassa ma aiuta a lavorare meglio e a produrre di più.

Stress: il perché e i rimedi

A volte la vita quotidiana sembra una continua corsa contro il tempo: abbiamo più impegni di quanti ne possiamo gestire, subiamo pressioni più forti di noi e non riusciamo a ritagliare del tempo solo per noi. In situazioni simili, il nostro corpo non regge ai ritmi che gli imponiamo ed ecco che subentra lo stress.

Lo stress è una risposta psico-fisica ad una situazione logorante, dove non riusciamo ad adattarci all’ambiente in cui viviamo. Molto spesso lo stress è un’utile sistema di allarme che ci avverte quando stiamo superando i nostri limiti.