I benefici della vacanza sono troppo brevi

 

Gli esperti parlano chiaro: le vacanze ed il relax fanno bene sia alla salute che alla mente. Ma quanto dura il beneficio di una vacanza? Ebbene questo quesito solleva una questione alquanto discussa e delicata perchè sembra che in soli due giorni tutto “il bene che ci siamo fatti”, svanisce. A confermarlo la studiosa olandese Jessica De Bloom della Radboud University, che dopo aver studiato un gruppo di persone volontarie ai quali era stato chiesto di parlare del proprio stato di benessere. Il test si è tenuto in due fasi. Una prima analisi è stata effettuata durante le prime due settimane della vacanza, un’altra fase subito dopo il rientro in città.
La sensazionale scoperta della De Bloom è che la soddisfazione psicofisica risulta essere altissima durante la vacanza, ma precipita in maniera vertiginosa a fine della stessa. Infatti dopo soli 2 giorni i livelli di stress tornano altissimi. Sicuramente non era una novità che lo stress tornasse subito in gioco…il fatto è che nessuno si aspettasse che bastassero così pochi giorni per annullare completamente i benefici dopo il rientro.

Timidezza, come superarla in 3 semplici passi

 Quello della timidezza è un problema più frequente di quanto non sembri, molte persone riescono a mascherare questo aspetto del proprio carattere e, di conseguenza, a combatterlo. Purtroppo, però, sono altrettanti gli individui che, scoraggiati, lasciano che la timidezza prenda il sopravvento: sbagliato! Se è vero che ognuno ha determinati tratti caratteriali, non è detto che non possiamo migliorarli; ecco come possiamo aiutarci a superare la timidezza in 3 mosse.

Fidgeting: quando la ginnastica si fa in ufficio!

Passiamo troppe ore chiusi in ufficio e, soprattutto se facciamo un lavoro sedentario, il nostro fisico ne risente: è più difficile mantenersi in forma e ancora più difficile scaricare le energie negative. Ma si diffonde sempre di più la soluzione che ci permette di combinare l’ufficio con la ginnastica: il fidgeting!

Un ambulatorio a Roma per chi è dipendente dal web

Al piano meno uno del policlinico Gemelli di Roma è nato il primo Day Hospital dedicato alle dipendenzealternative“, in pratica quelle da internet. A spiegarne la necessità sono i dati di uno studio condotto dall’Università di Parma e dal Cnr su un campione di 2200 studenti: il 22 per cento presenta condotte “immersive” in relazione all’uso del pc, vale a dire un uso eccessivo, e uno su dieci è a rischio dipendenza.

Naturalmente come è da immaginare, riguardo questo disturbo, le opinioni sono molte e diverse, per Stefano Benemeglio, ad esempio, autore di numerosi studi sul comportamento umano già a partire dagli Anni Sessanta, nonché fondatore dell’onlus Accademia Internazionale delle Discipline Analogiche sostiene che per questi disturbi e la maniera in cui si presentano: “le sfaccettature sono molteplici: c’è chi si fa travolgere da Internet fino a diventarne dipendente e chi si fa coinvolgere dal gioco d’azzardo: ma si tratta sempre di uno stesso fenomeno che caratterizza la nostra epoca. E per risolvere questi problemi sempre più persone si rivolgono all’ipnosi“.

I complimenti aiutano a crescere

 

Aiutare noi stessi ed avere una maggiore crescita personale? Sicuramente per farlo, “gli altri” sono una parte importantissima dela nostra vita. Oggi vediamo insieme uno step del come poter migliorare la nostra vita a se stante e quella in relazione con gli altri. Secondo alcuni studi recenti, i complimenti sarebbero l’input principale di ogni successo personale. Sia nel lavoro, che nell’amore o con gli amici, gli apprezzamenti sinceri, quelli che inorgogliscono, ci fanno fare sempre meglio e soprattutto diventano lo stimolo a fare ancora di più.

Questa tesi andrebbe a demotivare e rendere sterile completamente, quella più vecchiotta che parla di rimproveri. Infatti, secondo una vecchia corrente cognitivista i rimproveri sarebbero le migliori motivazioni possibili per fare di più, invece secondo le recenti statistiche il 90% delle persone rimproverate non si sente a suo agio, anzi, preferisce chiudere il rapporto con quella storia / situazione, acquisendone motivi di imbarazzo nel ripresentarsi.

Il delirio paranoide o complesso di persecuzione

Il termine letterale paranoia è: “vicino alla mente” o “fuori dalla mente”  e per tale condizione, si intende un sistema di idee o convinzioni che sono distanti dalla realtà nel modo in cui viene di solito percepita. Questa parola si riferisce a idee di tipo persecutorio: il paranoico infatti è persuaso qualcuno ce l’abbia con lui o lo stia braccando, dubita della del partner e della sua fedeltà, crede che in sua assenza si parli male di lui.

Volendo attenersi all’etimo però, per paranoia, s’intende una qualunque convinzione erronea e non solo di tipo persecutorio e così per evitare confusioni in ambito clinico, viene utilizzato il termine delirio. Un delirio può essere un’ideazione persecutoria, ma c’è anche chi crede di avere un talento non riconosciuto, di essere una divinità o che un’altra persona si sia innamorata del soggetto delirante. Talora queste idee potrebbero anche essere verosimili, diventano deliri nel momento in cui si scontrano con la realtà e se ne riscontra l’infondatezza.

E’ piuttosto frustrante, condurre alla ragionevolezza un soggetto delirante. Il delirante inoltre, non raramente appare una persona equilibrata, talora tale fissazione, si riscontra in relazioni concluse, capita non di rado infatti che la persona che soffre di tale patologia, sia intimamente convinta l’ex compagna, ad esempio, pur se ha preso la decisione di chiudere il rapporto, in realtà, sia ancora innamorata e disposta a ricominciare. Alcuni episodi che oggi sono perseguibili come reato di stalking si devono a forme di delirio come questa. Le idee persecutorie possono associarsi anche ad altre patologie ed altri sintomi, come una schizofrenia paranoide, una condizione grave ma che  fortunatamente è abbastanza rara.

Le 7 vie della felicità secondo il Financial Times

Che cos’è la felicità? E come possiamo conquistarla? Questa volta a tentare di dare una risposta all’annosa questione è stato il prestigioso giornale Financial Times. Tuttavia non si tratta di banali consigli o di saggi suggerimenti: il quotidiano ha cercato di ricostruire in modo scientifico i nostri sentimenti, calcolando l’impatto emotivo di alcuni momenti della nostra vita, classificandoli anche per durata e qualità.

Le griffe false ci rendono falsi

 

Scusate il gioco di parole, ma vestire falso rende falsi. E’ questo il risultato di una ricerca fatta dagli psicologi dell’Harvard Business School di Boston. Vestiti, scarpe ed accessori contraffatti dei grandi stilisti, sulla nostra psiche avrebbero un effetto a dir poco sconvolgente, rendendo il nostro essere poco positivo, anzi, rendendoci nei comportamenti falsi e per niente onesti se non malfidati nei confronti degli altri ed anche un po’ cinici.
A condurre questo studio in quel di Boston, la ricercatrice italiana Francesca Gino che lavorando su alcuni comportamenti ha pubblicato questa ricerca sulla rivista Psychological Science.
Per interpretare i falsi, sembra che sia stato studiato che l’uso dei prodotti contraffatti abbia una sorta di effetto anti – gratificante e di conseguenza crei in noi una sorta di ansia che ci porta a sentirci meno “veri”. Questa sarebbe la spiegazione di alcuni comportamenti non proprio chiari di chi indossa capi falsi. Il test è stato fatto dalla Francesca Gino su alcune donne a cui sono stati dati degli occhiali di ultima moda e di marca divise tra veri e contraffatti. Alle donne è stato detto che gli occhiali erano tutti fasulli, contraffatti, ma non era così.

L’Anoressia Sessuale

L’Anoressia Sessuale è un disturbo sessuale in forte e progressiva espansione negli ultimi anni, l’età tra l’altro si è ridotta sia tra gli uomini che tra le donne e presenta connotati anche più gravi del disturbo da desiderio sessuale ipoattivo.

La persona afflitta da Anoressia Sessuale non solo ha perso il desiderio di fare l’amore, ma sbiadite sono anche le fantasie erotiche e gli stimoli fisici legati alla sessualità. Prematuramente giunge ad una sorta di acquiescenza  dei sensi; ad un graduale e patologico stato psico-fisico asessuato.

Chi soffre di Anoressia Sessuale, allarga questo suo disinteresse anche agli altri spazi psico-fisici, emotivi e relazionali della sua vita. Le cause possono essere molteplici. Quando le ragioni sono organiche e quindi fisiche, dipendono solitamente ad alcuni tipi di farmaci o ad uno squilibrio ormonale ma non è escluso un forte stress. Ma le motivazioni possono anche situazionali e tale problema dipendere dall’intenso lavoro, dalla gravidanza, dall’ allattamento e il primo allevamento o ancora eventi traumatici. E ancora, psicologiche (ansia, depressione, immaturità, disistima, inadeguatezza).

L’aspetto peggiore è però quando si tratta di difficoltà relazionali e quindi i problemi investono la coppia. Soprattutto quando alla mancanza del desiderio, crolla anche la complicità, l’alleanza, la condivisione, la gioia e l’intimità che uniscono per tutta la vita due persone e così il partner finisce per non ispirare più nè erotismo, nè tenerezza.

Colloquio di lavoro: come mi vesto?

Fare una buona impressione è fondamentale durante un colloquio: il nostro aspetto racconta moltissimo di noi e spesso può essere determinante per l’esito della selezione. Come possiamo quindi presentarci al meglio in queste occasioni?

Le affinità elettive per la similitudine

 

Chi si somiglia si piglia“. Questa la saggezza popolare degli anziani, che sono sempre stati convinti che chi si somigliasse in modi di fare e di vivere fosse destinato con più facilità a stare insieme sotto lo stesso tetto. Studi recenti rimostrano invece che non è vero che il fatto di condividere lo stesso tetto porti ad assomigliarsi, anzi, l’alto numero di divorzi dimostra completamente il contrario. Forse è reale la parte iniziale della formazione di una coppia e cioè quella che ci porta a scegliere un partner che abbia con noi il maggior numero di cose in comune, ma dopo le cose cambiano.
Ad illuminarci sulle affezioni elettive è uno studio della Michigan State University, che negli Stati Uniti d’America ha pubblicato sul newspaper Personality and Individual Differences i risultati di quanto detto.

Lavoro, 4 consigli per migliorare la propria immagine

 Comunicare è un’esigenza naturale dell’essere umano, un bisogno che assume un’importanza ancora più rilevante in contesti come quello lavorativo. Poco importa se ci troviamo in ufficio, in un ristorante o in ambienti diversi, le relazioni tra colleghi sono un aspetto fondamentale perchè rappresentano lo sfondo della nostra produttività. Purtroppo non è sempre facile, soprattutto quando iniziamo un nuovo lavoro o quando entriamo per la prima volta a far parte di questo mondo, la paura di non essere all’altezza della situazione è tale da mascherare il nostro potenziale; ecco 4 consigli per migliorare la comunicazione con i colleghi di lavoro, aiutandoci a mostrare loro il nostro meglio.

Identikit del fenomeno del bullismo

Quali i presupposti per diventare bulli? E’ presto detto: famiglie inesistenti, videogiochi violenti, mancanza di regole. Questo è l’identikit che Paola Vinciguerra, psicologa, presidente dell’Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico), dà del fenomeno.

Spiega la Vinciguerra che ” Il dato più interessante e allo stesso tempo preoccupante  è che il 70 per cento delle persone che hanno risposto al nostro sondaggio online, quelle con un’età compresa tra i 18 e i 45 anni, considerano il bullismo unicamente come comportamento di trasgressione sociale, come può essere quello di vestirsi in maniera appariscente riempiendosi di piercing, per esempio“.

Il problema dunque, sta proprio nel fatto che adolescenti e genitori non considerano il bullismo come un problema di grande rilevanza. La psicoterapeuta, anche direttore dell’Unità italiana attacchi di panico (Uiap) presso la Clinica Paiedia di Roma, però ci rassicura sul fatto che “il 50 per cento di coloro che hanno risposto al sondaggio, e che hanno un’età compresa tra i 45 e i 55 anni, riconosce il fenomeno come realmente esistente ed allarmante, riconducendone la responsabilità primaria alle istituzioni e in modo particolare alla scuola“. L’età adulta dunque non è indifferente a tale grave problema.

Il bullismo è da ricercare pertanto nella sfera familiare e in quella scolastica e istituzionale. La nuova struttura familiare è diventata fragile, il simulacro di se stessa. I genitori con le loro separazioni, non sono più in grado – ammesso che precedentemente ne fossero capaci – , di rappresentare per i figli un solido riferimento indistruttibile, tanto sono precari e lontani dalle esigenze dei bambini e degli adolescenti.