Perché ridere è intimo

Diffuse sono sempre state le ricerche sul ridere. Questa gioiosa pratica che nella vita dell’essere umano, ricorre sempre più di rado negli ultimi periodi, risulterebbe essere salutare per il cuore, per il corpo e per la mente. Si tratta di qualcosa che parte dall’istinto, sia se stiamo parlando di una bella risata rumorosa, sia se parliamo di un sorrisino timido tirato fuori così per sensazione.

Ridere fa bene e tutti i meccanismi psicologici che ci sono dietro, nascondono anche dei richiami alla neurologia, alla sociologia, oltre che alla psicologia delle reazioni nascoste dell’essere umano. Ovviamente, oggi non siamo qui per scrivere una teoria sulle risate, ma per parlare di una ricerca fatta a dagli studiosi americani e presentata in una conferenza a San Antonio (California). La news, impazza sul web, dopo che Wired USA ne ha diffuso la popolarità.

Felicità, cercarla nei momenti belli del passato

 Alla ricerca della felicità sulle orme, quasi sempre, di un cogli l’attimo fuggente o sogna ad occhi aperti un futuro roseo. E il passato, dove collocarlo in questo percorso?

Un suggerimento utile arriva da un recente studio pubblicato sulla rivista Personality and Individual Differences, a cura di un’équipe di ricercatori afferente alla San Francisco State University.

Da dove viene l’imbarazzo?

Nella vita molto spesso si è messi di fronte a particolari situazioni, che noi individui non riusciamo a cogliere, poi pentendocene amaramente perché si tratta di quelle occasioni che magari non capitano più. Analizzando la percentuale di volte in cui l’uomo medio perde l’occasione importante, è risultato che la vergogna e l’imbarazzo sono portatori costante della perdita di occasioni.

Quante volte ci sarà capitato nella vita quotidiana di avere una sensazione di rossore e di sentirci paralizzati nei movimenti e soprattutto nelle parole? Sicuramente spesso. Vediamo oggi, quindi, i risultati di una recente ricerca che illustrano da dove viene questa sensazione e soprattutto come combattere i sintomi della stessa.

Litigi di coppia, emozioni più sentite dalla donna

 Emozioni che si scatenano durante e dopo un litigio all’interno di una coppia. A capirle meglio, analizzando le diverse reazioni femminili e maschili ai diverbi, ci viene incontro un recente studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Intervención Psicosocial. Ad effettuare la ricerca un’équipe di psicologi afferente all’Università di Granada, in Spagna, composta da Inmaculada Valor Segura, Francisca Expósito e Miguel Moya del Dipartimento di Psicologia sociale dell’ateneo spagnolo.

Nel corso di una discussione, malgrado dai rilievi degli autori risulti che siano proprio gli uomini ad usare toni più aggressivi e a denotare un maggior accanimento, a conti fatti sarebbero le donne a percepire maggiormente le emozioni mentre il sesso maschile non se la prende più di tanto.

La sindrome di Penelope, anziane affette da nostalgia e tristezza

 La sindrome di Penelope: quel continuo, angoscioso, pacato e rassegnato aspettare che accada qualcosa, che ritorni a casa qualcuno a colmare il vuoto lasciato dagli anni, aperto come una voragine nel petto. Quella triste consapevolezza che invece non accadrà nulla, nessuno busserà più alla porta, il tempo perso non tornerà perché la vita è trascorsa ed il resto, quello che ne rimane, è contrassegnato da una solitudine e da un dolore muto destinati a durare fino alla fine dei propri giorni.

Solitudine, tristezza e nostalgia sono i tarli che rodono e consumano lentamente il benessere psicologico delle donne anziane. I ricercatori dell’Università di Messina hanno accertato, in un recente studio, che a soffrire maggiormente della sindrome di Penelope, com’era d’altra parte ovvio, sono le vedove ed in generale chi è rimasta sola per un motivo o per un altro.

Dolore, difficile capire dall’espressione del viso quando una donna soffre

 Le donne manifestano più velatamente il dolore, riuscendo a nascondere meglio la sofferenza. Un soffrire in silenzio che traspare meno dal volto al punto che riconoscere quando una donna soffre può essere difficile.

A dirlo è un recente studio condotto da un’équipe di ricercatori afferente al Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Gli autori, Paolo Riva, assegnista di ricerca, Simona Sacchi e Lorenzo Montali, ricercatori in Psicologia sociale, e Alessandra Frigerio, dottoranda di ricerca, hanno pubblicato la loro ricerca sulla rivista di divulgazione scientifica European Journal of Pain.

Lavoro, come trasformare un sorriso falso in un sorriso vero

 Il clima disteso e sereno sul lavoro è un po’ come la famiglia del mulino bianco: esiste solo negli spot o comunque l’idillio spesso è temporaneo e può rompersi facilmente con l’ingresso di un nuovo membro in ufficio, l’arrivo di un nuovo capo, un progetto che mette tutti sotto pressione e fa perdere la calma anche ai caratteri più pacifici e gioviali. Spesso, anche se non lo esprimiamo con le parole, la nostra espressione trasuda ostilità a go go il che potrebbe rendere l’atmosfera ancora più rovente e tesa e compromettere la nostra produttività sul lavoro.

E allora che fare? Come sorridere ai clienti più burberi e saccenti, al collega antipatico e presuntuoso o al capo prepotente? In molti ricorrono al sorrisetto stereotipato, falso come la plastica, dipinto in viso per tutto l’orario lavorativo, forzato con un’evidenza che ha dell’imbarazzante.

Innamorarsi di un amico

 Esiste l’amicizia tra uomo e donna? Ovviamente sì. L’amletico dubbio, è amore o amicizia?, sorge quando i rapporti si fanno sempre più stretti, magari entrambi single, si inizia a frequentarsi più assiduamente e la presenza dell’amico sostituisce quella del partner, tanto che è difficile riuscire a separare le due figure se si escludono quei due tasselli mancanti ma fondamentali: la dichiarazione esplicita dei propri sentimenti ed il sesso.

Dichiararsi ad una persona che ci attrae non è mai semplice. A volte, quando l’attrazione è reciproca non ce n’è affatto bisogno ma accade più spesso che l’interesse sia inizialmente unidirezionale. Se non c’è un sentimento di amicizia a frapporsi tra noi e l’oggetto del nostro desiderio, il rischio viene corso con la consapevolezza che, in caso di rifiuto, non si avrà granché da perdere. Brucerà un po’ ma probabilmente non sorprenderemo più questo no vagare nella nostra vita. Diverso è il discorso se ci si innamora di un amico.

Chiedere scusa e perdonare

Chiedere scusa

Chiedere scusa non è un atto di debolezza. Tutt’altro avere difficoltà a scusarsi è sinonimo di mancanza di autostima e di una profonda fragilità interiore che porta a voler nascondere a tutti i costi di poter sbagliare. Il timore principale è che l’altro abbia prova della sua superiorità se ci scusiamo.

Non essere capaci di domandare perdono per gli errori commessi, così come non riuscire a perdonare, equivale a seminare o serbare rancore. Due facce della stessa medaglia, in verità. Perché non perdonare equivale  in fondo ad avercela con noi stessi perché qualcuno ci ha ferito, perché è riuscito a scalfirci nel profondo. Per liberarsi da questa schiavitù dell’anima l’unica via d’uscita è proprio il perdono, un perdono che non dimentica, certo, ma pur sempre una catarsi che prevede l’accettazione e dunque il superamento di un torto subito, di una delusione.

Come superare la fine di un amore

Purtroppo, anche le storie d’amore che sembrano le più durature possono finire. Ci si può lasciare di comune accordo, lasciare il partner oppure essere lasciati. Fatto sta che in ogni caso non è facile uscirne fuori perchè rimane dentro una sensazione spiacevole per del tempo. Al dolore si aggiunge l’angoscia della solitudine che a volte può diventare una vera malattia.

Biologicamente, nell’organismo, infatti, come durante la fase di innamoramento abbiamo un aumento della produzione di endorfine e di feniletilamina, alla fine della relazione si ha una forte riduzione di queste sostanze, al punto da creare nell’individuo ansia, apatia, nervosismo e molta frustrazione. Ma oggi vediamo come fare a trasformare questa frustazione in attività.

Felicità, migliora la salute e allunga la vita

 La felicità allunga la vita e migliora la salute. Si sapeva già ma è arrivata la conferma dalla letteratura scientifica, a seguito di una revisione che ha coinvolto 160 diversi studi effettuati sia sugli animali che sugli umani, scoprendo prove inconfutabili che le persone felici tendono a vivere più a lungo e ad essere decisamente più sane rispetto ai loro coetanei infelici.

Lo studio, pubblicato dalla rivista di divulgazione scientifica Applied Psychology, è stato coordinato dallo psicologo Ed Diener, della University of Illinois.
Essere felici, e dunque non soffrire di depressione e stress, è uno stato positivo per la qualità della vita, perché aumenta la longevità e diminuisce il rischio di ammalarsi.

Felicità, bambini felici, adulti più felici

 Non era certo un segreto che un’infanzia ed un’adolescenza serene contribuissero a fare di un adulto una persona equilibrata, positiva e felice, rispetto ad individui con un’infanzia difficile e tormentata ed un’adolescenza ancora più turbolenta. I soggetti più esposti a problemi mentali sono infatti proprio quelli che hanno vissuto dei traumi nei primi anni di vita o comunque una giovinezza alquanto travagliata.

A conferma arriva un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori dell’Università di Cambridge che ha analizzato il rapporto tra un’infanzia felice ed il benessere psicofisico in età adulta, scoprendo che essere un adolescente felice equivale, con molta probabilità, a diventare un adulto altrettanto felice.

Aggressività, il sesso spegne l’interruttore

 L’aggressività, che logora molti rapporti, nonché la vita lavorativa e sociale, ha un interruttore, localizzato nel cervello, un’area condivisa con il sesso. Se viene tenuta occupata in una delle due attività, sfogo della rabbia piuttosto che attività sessuale, l’altra automaticamente, quasi come per magia, si spegne. Tradotto, fare l’amore significa letteralmente non fare la guerra e contribuirebbe ad abbassare i livelli di aggressività negli individui.

Il sesso, dunque, placa l’aggressività, calma. Ad affermarlo è una recente ricerca effettuata da un’équipe di neurologi del California Institute of Technology che ha accertato come l’atto sessuale sia in grado di disattivare l’area cerebrale legata ai fenomeni violenti, localizzata nell’ipotalamo ventromediale.

Il life coach per vivere meglio

Un tempo, ci si limitava a pensare al proprio corpo ed esisteva la figura professionale del Personal Trainer oppure del semplice Coach. Questa figura è poi migrata, verso una realtà diversa nell’ambito del lavoro ed è diventata il Coach da lavoro, che nel mondo aziendale aiuta sia il management che gli addetti ai lavori. Con il cambiamento corrente della realtà, sembra però essere diventato importante anche avere un supporto quotidiano per le decisioni di tutti i giorni, una guida che ci aiuti nel fare delle scelte per la miglioria personale, oppure per raggiungere degli obiettivi professionali e personali. Da qui nasce la figura del Life Coach.

Seppur qui in Italia si sta diffondendo solo negli ultimi tre o quattro anni, il Life Coaching è nato già negli Stati Uniti d’America alla fine degli anni ’80, e sempre più persone si rivolgono a queste persone per cambiare radicalmente l’aspetto della propria vita.