L’amore un must per gli inglesi

Il livello sociale e psicologico dell’individuo è spesso legato alla vita sentimentale e personale dello stesso. La vita si basa infatti su una serie di prerogative ed obiettivi che portano l’uomo ad agire secondo determinate scelte e soprattutto secondo dei canoni che crede giusti e che possono esserlo o meno per gli altri individui.

Seppur in fase calante, l’amore è uno dei beni di prima necessità di cui l’individuo ha bisogno. Anche se questo oggi giorno sta sempre per essere più sorpassato dal potere di acquisto ed il benessere economico. Qualcosa di diverso avviene però a seconda della nazionalità presa a riferimento per uno studio di priorità.

Sesso e buon umore, l’attività fisica migliora l’intesa di coppia

 Dei benefici dell’esercizio fisico contro lo stress eccessivo e come antidepressivo naturale per la salute mentale individuale si è ampiamente discusso in ambito scientifico. Ma per quanto riguarda le relazioni interpersonali che vantaggi si traggono dallo svolgere attività fisica? Nei rapporti tra uomo e donna nello specifico. Se ne parlerà domani a Roma al Village allestito per la Maratona all’Eur in Piazza J.F.Kennedy, 1, nell’ambito di un dibattito pubblico che vedrà coinvolti testimonial d’eccezione il campione di scherma Aldo Montano, la compagna Antonella Mosetti, attrice e show-girl e la dottoressa Diana Bianchedi, direttore del centro atletico Isokinetic e medico dello sport.

Una coppia che voglia mantenersi in forma deve correre. L’attività fisica, in particolare le discipline aerobiche, sono amiche del sesso, liberando come fanno endorfine, capaci di migliorare l’umore, di aumentare il desiderio nell’uomo e di preservare le capacità erettili.
Volendo quantificare, spiegano gli esperti, per trarre benefici per la vita sessuale dall’attività fisica, bisognerebbe bruciare 1.500 calorie a settimana.

Laureati eterni sottopagati

Oggi parliamo del valore dell’individuo e del suo percorso di studio. Una volta prendere una laurea era come un lascia passare per il mondo del lavoro. Ultimati gli esami, discussa la tesi, il tutto era un percorso in salita. Bastava presentare il curriculum, la documentazione dei propri studi ed il gioco era fatto. Si andava anche incontro ad un discreto stipendio in tutto questo.

Ma oggi, sembra che le cose siano cambiate. Purtroppo dopo un anno dal conseguimento del Titolo accademico per eccellenza, sembra che le possibilità di lavorare si siano ridotte. A prendere esame come campione è stato l’Ateneo di Bari. In questo caso, dopo un anno dal conseguimento del titolo, risulta che solo il 34% dei laureati (quindi solo un terzo), riesce ad occupare un posto di lavoro stabile con un contratto a tempo indeterminato oppure da lavoratore autonomo. La media nazionale è del 38%.

Ansia e depressione in formato elettronico gratis

Di come superare l’ansia, ne parliamo spessissimo, e per i lettori di IoValgo, ecco che oggi presentiamo anche una nuova possibilità offerta dal web per le persone troppo ansiose o che soffrono di depressione. Parliamo di un libro elettronico (e-book) dal titolo “Depressione, ansia e attacchi di panico: percorsi di cura“. Per ricevere questo libro in formato elettronico via e-mail in formato pdf, basta inviare una e-mail all’indirizzo [email protected].

A far partire l’iniziativa è stata l’Associazione per la Ricerca sulla Depressione, che in occasione del quindicesimo anniversario della sua costituzione lo sta distribuendo per combattere tutta la cattiva informazione riguardo all’argomento.

Solitudine, chi si sente solo ha freddo

 Solitudine e isolamento sociale: la sensazione di freddo non è affatto metaforica. Il brivido di gelo che si avverte dentro a causa della povertà o superficialità dei rapporti sociali lo sentiamo nell’anima e fisicamente.

Ne parlano due differenti studi pubblicati tempo fa dalla rivista di divulgazione scientifica  Psychological Science Journal. Entrambi confermano che quando si è soli o ci si sente emarginati si prova freddo.

Buon umore, cibi a tutta serotonina

 Giù di morale? Più che di pillole della felicità forse è giunto semplicemente il momento di mettersi a tavola con gusto, scegliendo i cibi giusti, capaci di metterci di buonumore.
Ormai la conoscono tutti, l’amica del benessere, la serotonina, la sostanza chimica che ci rende felici e ci fa stare bene, sprigionando sensazioni positive ed irradiando serenità.

Ebbene, per produrla il nostro organismo ha bisogno di triptofano. Triptofano che possiamo assumere con una dieta che includa alcuni alimenti, salvo ovviamente rispettare eventuali restrizioni se si sta seguendo un regime dimagrante o si soffre di alcune intolleranze e malattie come il diabete. Vediamo quali sono i dieci cibi che più contengono triptofano.

Gravidanza da single e depressione

Si sente spesso parlare di una sindrome patologica che prende le donne chiamata anche depressione post partum (meglio nota come crisi post parto). Da una recente ricerca dell’ Istituto norvegese di Sanità Pubblica, guidato dalla dottoressa Gun-Mette Rosand, verrebbe fuori una nuova possibilità di vedere una donna depressa anche durante i nove mesi di attesa, cioè prima del parto. In questa fase, come per quella successiva, la donna, potrebbe avere una depressione oppure una sindrome di inizio depressione. Questo succede, secondo gli studiosi, soprattutto qualora con il proprio compagno ci siano segni di cedimento, per il pancione o per altri motivi. Tra i motivi più annoverati di questa tipologia patologica, troviamo il partner assente, che fa mancare un sostegno morale e fisico importante.

Questa condizione farebbe aumentare a dismisura le ansie e le paure e questo riuscirebbe oltre a portare alla depressione pre parto, anche a parti prematuri o peggio al peso bassissimo del nascituro con una serie di problemi legati alla nascita del piccolo ed alla sua storia nei primi anni della scuola.

Convivenza: uomini e donne

Oggi analizziamo un fenomeno sempre più comune nel mondo ed i suoi aspetti e retroscena psicologici che variano da soggetto a soggetto.
Sempre di meno sono infatti i giovani che si sposano ma che decidono comunque di andare a convivere. Tra uomini e donne però sembrerebbe esserci una differenza sostanziale negli obiettivi di convivenza. Per le donne, infatti sembrerebbe essere come una sorta di passo anticipatorio verso il matrimonio quello della convivenza.

D’altro canto, l’uomo la vede invece come una forma di assicurazione per il sesso sicuro a tempo pieno. Uno studio ha definito questi input. Stiamo parlando di una ricerca pubblicata sul Journal of Family Issues, che fa riflettere non poso sull’approccio che esiste tra i giovani e la convivenza. Carico di impegni per la donna, scorrevole e divertente per gli uomini che cercano di vedere solo vantaggi da questa convivenza. Secondo la professoressa Penelope Huang che ha curato lo studio, infatti:

Maschilismo, innato nel cervello degli uomini

 C’è un’area del cervello che controlla gli stereotipi di genere. Inibirla, negli uomini, per quanto istruiti e liberi da schemi mentali preconcetti siano, equivale a scatenare convinzioni errate e luoghi comuni che vogliono il sesso maschile associato a forza, successo e potere come prerogativa di genere.

A scoprirlo un recente studio effettuato dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Neuroimage.
Gli autori hanno coinvolto nel Gender Implicit Association Test, IatT, un campione di 62 studenti della Facoltà di Psicologia, 31 uomini e 31 donne.
I partecipanti maschi hanno commesso molto più errori a classificare il sostantivo forza come femminile rispetto ad una risposta più repentina quando la parola da associare a donna era debolezza.

Stress, precariato o disoccupazione: quale fattore influisce maggiormente sulla salute mentale?

 Lo stress patologico, il distress, quello stato di tensione eccessiva, quella risposta all’impegno frustrante che porta a disfunzioni dell’equilibrio psicofisico. Chi è più esposto? La lista delle professioni più a rischio è lunga al punto che risulta inutile tentare di stilarla. Quando si pensa allo stress da lavoro viene immediatamente in mente un operaio che lavora in una fabbrica a ritmi incessanti e martellato dai rumori. Eppure, non tutti sanno che insegnanti e medici sono esposti ad un rischio di stress da lavoro altrettanto rilevante.

D’altra parte, i fattori che provocano stress possono insorgere in qualsiasi tipo di lavoro e riguardare l’impiegato di uno sportello esposto alle continue lamentele dei clienti piuttosto che un imbianchino sottoposto continuamente a turni assurdi per via dei tempi di consegna impellenti di un lavoro. Oggi però parliamo di fattori di stress meno specifici ovvero dell’esposizione al rischio, più o meno accentuata, di due categorie: i disoccupati ed i precari. Chi è più stressato?

La musica incide sulla personalità

Come vi abbiamo già raccontato qualche tempo fa, la musica che ascoltiamo è un interessante riscontro per il nostro carattere. Si possono capire tantissime cose studiando il modello chiamato Music e realizzato dalla Cambridge University. Consiglio di andare a leggere il nostro articolo che racconta di come le persone possono essere Mellow (melodiosa), Unpretetious (senza pretese), Sophisticated (sofisticata), Intense (intensa) e Contemporary (contemporanea) per capirne qualcosa in più.

Ma oltre ad avere un gusto soggettivo, la musica diventa un cardine importante per i bambini. Sembra infatti che se i genitori sin da piccoli aiutano i bambini nella scelta di un certo stile musicale, questi ultimi da grandi possono diventare sempre più vicini ad un determinato carattere. La scelta dei brani musicali ha infatti una affinità molto forte con la personalità.

Come filtrare l’ansia

In un mondo frenetico e pieno di stress, l’ansia è un fattore che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Non manca un pizzico di sensibilità ed apprensione sicuramente in chi è costretto a vivere con questo stato d’animo continuo. La condizione di ansia però permette ultimamente di essere analizzata in maniera diversa, soprattutto da quando una serie di ricercatori americani hanno cominciato a parlare di un “button”, un interruttore che permetterebbe di spegnere l’ansia, o per lo meno di mettere in disparte le paure ed isolarle nel cervello.

Il tutto è partito dall’Univestità di Stanford in California. Qui gli studiosi statunitensi hanno basato la loro sperimentazione sul cervello e sui meccanismi celebrali. Lo studio è anche stato pubblicato sulla rivista Nature nella sua edizione on line e gli è stato dedicato uno speciale interessante.

Chiedere scusa e perdonare

Chiedere scusa

Chiedere scusa non è un atto di debolezza. Tutt’altro avere difficoltà a scusarsi è sinonimo di mancanza di autostima e di una profonda fragilità interiore che porta a voler nascondere a tutti i costi di poter sbagliare. Il timore principale è che l’altro abbia prova della sua superiorità se ci scusiamo.

Non essere capaci di domandare perdono per gli errori commessi, così come non riuscire a perdonare, equivale a seminare o serbare rancore. Due facce della stessa medaglia, in verità. Perché non perdonare equivale  in fondo ad avercela con noi stessi perché qualcuno ci ha ferito, perché è riuscito a scalfirci nel profondo. Per liberarsi da questa schiavitù dell’anima l’unica via d’uscita è proprio il perdono, un perdono che non dimentica, certo, ma pur sempre una catarsi che prevede l’accettazione e dunque il superamento di un torto subito, di una delusione.

Stress e longevità: stressati dagli antistress, salvati dalla consapevolezza

 Lo stress non uccide. Senza stress c’è la morte, citando Hans Selye. Altro non è che la reazione naturale con la quale affrontiamo gli eventi, una carica reazionaria che ci spinge all’azione, al movimento. La risposta di una persona all’impegno. Poi c’è il distress, lo stress negativo ovvero eccessivo, insopportabile, disfunzionale e patologico. Ma di questo abbiamo già lungamente parlato. Oggi vogliamo soffermarci sulla relazione tra stress e longevità, una liaison reputata dangereuse da molti studi ma che viene riabilitata, insieme ad altri fattori considerati sinora demoni per il vivere bene e a lungo, da un recente studio.

Loro sono Howard S. Friedman e Leslie Martin, ultime firme di  The Longevity Project iniziato nel lontano 1921 dallo psicologo Lewis Terman della Stanford University. Un campione di 1500 persone seguite per 90 anni per scovare il segreto di un’esistenza serena e duratura.