
Oggi parliamo di una patologia che colpisce il buon 80% degli automobilisti nel mondo: la guida nel traffico. Secondo recenti ricerche condotte dai ricercatori delle Università congiunte di Tübingen, Regensburg e Düsseldorf, insieme con la collaborazione del Dipartimento di psicologia e medicina del traffico del Federal Highway Research Institute, guidare nel traffico rappresenterebbe una grande fatica per il cervello. Questa fatica spingerebbe l’alterazione dell’attività celebrale durante queste fasi.
Questo studio, ha posto la sua enfasi sull’affaticamento a cui il cervello umano è costretto nel momento in cui siamo costretti a guidare nel traffico. Il primo segnale è l’aumento dell’attività elettrica del cervello che fa si che le onde celebrali alfa della nostra testa vengano alternate a quelle che vengono chiamate fusi del sonno. Questi input nervosi, mettono in risalto la necessità del nostro cervello di avere un momento di riposo. Di conseguenza, stanchezza e nervosismo, vengono definiti come mali da curare e nel caso della guida, sono sempre pronti dietro l’angolo per assalirci.
Non era certo un segreto che un’infanzia ed un’adolescenza serene contribuissero a fare di un adulto una persona equilibrata, positiva e felice, rispetto ad individui con un’infanzia difficile e tormentata ed un’adolescenza ancora più turbolenta. I soggetti più esposti a problemi mentali sono infatti proprio quelli che hanno vissuto dei traumi nei primi anni di vita o comunque una giovinezza alquanto travagliata.
Uomini e donne, diversi sotto molto aspetti ma molto più simili di quanto non si credesse sul fronte sesso. E’ lo psicologo Terri Conley dell’Università del Michigan, in uno studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Journal of Personality and Psichology, a sfatare un luogo comune che vuole le donne meno interessate al sesso occasionale perché più attratte da relazioni stabili e sesso con amore.
Cos’è la posizione di vita? Lo spiega sapientemente Rika Zarai in Libera le tue emozioni. E’ il modo in cui affrontiamo le persone, gli avvenimenti, la nostra presentazione di fronte agli altri, il nostro schema abituale di rapportarci al mondo. La Zarai propone un piccolo esercizio per riuscire ad identificare la nostra posizione di vita ovvero pensare alla nostra reazione nel caso di un affronto, anche solo verbale. Come reagiamo?