Stress da traffico ed effetti collaterali

Oggi parliamo di una patologia che colpisce il buon 80% degli automobilisti nel mondo: la guida nel traffico. Secondo recenti ricerche condotte dai ricercatori delle Università congiunte di Tübingen, Regensburg e Düsseldorf, insieme con la collaborazione del Dipartimento di psicologia e medicina del traffico del Federal Highway Research Institute, guidare nel traffico rappresenterebbe una grande fatica per il cervello. Questa fatica spingerebbe l’alterazione dell’attività celebrale durante queste fasi.

Questo studio, ha posto la sua enfasi sull’affaticamento a cui il cervello umano è costretto nel momento in cui siamo costretti a guidare nel traffico. Il primo segnale è l’aumento dell’attività elettrica del cervello che fa si che le onde celebrali alfa della nostra testa vengano alternate a quelle che vengono chiamate fusi del sonno. Questi input nervosi, mettono in risalto la necessità del nostro cervello di avere un momento di riposo. Di conseguenza, stanchezza e nervosismo, vengono definiti come mali da curare e nel caso della guida, sono sempre pronti dietro l’angolo per assalirci.

Depressione, più a rischio chi vive nelle grandi città

 Depressione, schizofrenia e altre malattie mentali colpiscono in misura maggiore gli abitanti delle grandi città. Sarà colpa dei ritmi frenetici di vita, della mancanza di calore umano e della solitudine avvertita ancora più lancinante in mezzo ad una folla indifferente di cui si è solo una minuscola, insignificante parte.

Pensate che solo a Milano, stando ad un recente studio effettuato dal Servizio Sanitario Nazionale, sarebbero circa 30 mila i pazienti affetti da psicosi schizofrenica. Circa 11 mila milanesi avrebbero richiesto un consulto per malattie mentali, mentre oltre la metà non sa di essere malata o peggio ne è consapevole ma cerca di tenere nascosto il problema. Un comportamento assolutamente controproducente perché pregiudica le possibilità di guarigione. Gli esperti consigliano piuttosto di rivolgersi ad uno psicologo alle prime avvisaglie di disturbi che compromettono la sanità mentale.

Socerafobia, la paura dei suoceri

 Un rapporto che si trascina, tormentato, dalla notte dei tempi, quello con i suoceri. Che si tratti di lei che ha problemi con la mamma ed il padre di lui, o di lui che mal sopporta i genitori di lei, la situazione spesso precipita quando a peggiorare un equilibrio già precario interviene l’aggravante di un carattere invadente piuttosto che l’antipatia, la gelosia o peggio una convivenza forzata che esaspera le tensioni esistenti.

Astio, disprezzo, risentimento, rancore, ma quando si arriva alla paura irrazionale dei suoceri, la socerafobia, la convinzione di avere un mostro di suocera? Un terrore che va oltre il limite del razionale, che si fa ossessione e che si palesa soprattutto in alcuni periodi dell’anno come le festività in cui si è costretti ad incontrare i parenti.

Escludere i disturbi mentali dai manuali?

E’ stata diffusa la notizia dall’American Psychiatric Association (APA), che è prossima alla pubblicazione (si parla del 2013) della quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Il manuale che è un punto di riferimento per chi si occupa della salute mentale degli esseri umani, arriva sul mercato dopo ben 11 anni e conterrà delle notizie importantissime per gli psichiatri di mezzo mondo. Tutti gli psichiatri americani hanno proposto all’unisono di rimuovere dallo stesso le diagnosi di alcuni disturbi della personalità.

Tra quelli che verrebbero ad essere esclusi troviamo paranoide, istrionico, narcisistico e dipendente. Questa proposta però ha già suscitato delle polemiche, ed in Italia l’Ordine degli Psicologi del Lazio ha indetto qualche giorno fa una giornata di studio proprio su un documento ufficiale che verrà mandato all’APA per esprimere il proprio dissenso su questo argomento.

Slow Life, i quattordici comandalenti

 In occasione della Giornata Mondiale della Lentezza pubblichiamo i consigli dell’associazione di volontario L’arte del vivere con lentezza su come trovare la giusta velocità di vita ed ingranare una marcia lenta, che ci permetta di non soccombere alla frenesia dei mille impegni quotidiani, riappropriandoci del nostro tempo.

Nell’ottica della Slow Life, una sorta di piccola guida al vivere lento per imboccare la strada giusta verso un percorso esistenziale da assaporare ed all’occorrenza fermare in ogni momento. Li chiamano, scherzosamente, comandalenti. Vediamoli nel dettaglio.

Slow Life, si celebra oggi la Giornata Mondiale della Lentezza

 Oggi che tutto scorre così e troppo velocemente, all’insegna di una frenesia del vivere che ha dell’irrazionale, accelerando come fa  la fine degli attimi di felicità e diminuendo il tempo che intercorre tra lo scandire di un impegno e l’altro, fermiamoci. Per 24 ore, rallentiamo, aderendo alla Giornata Mondiale della Lentezza, giunta alla sua quinta edizione, patrocinata in italia dall’associazione di volontariato L’arte del vivere con lentezza.

Oggi, ma anche domani, dunque, non corriamo e prendiamo parte a quell’ampio movimento di pensiero, allo stile di vita che prevede il godersi il percorso lentamente e che prende il nome di Slow Life. Tante le iniziative in programma nel mondo e nelle città italiane, tutte con il denominatore comune di un ritmo lento che osserva la vita, la soppesa in ogni suo attimo, la vede cambiare non più velocemente ma in tempo per rendersi conto, per capire che è tutto lì, in quel passo lento, il vero tempo che concede spazio a tutto.

Il corteggiamento on line come reale

Da recenti ricerche condotte da Zoe Hazelwood, psicologa della Queensland University of Technology, viene fuori che corteggiare virtualmente attraverso il web, sarebbe come corteggiare vis a vis nel mondo reale.
Lei ha dedicato tutto uno studio sulle relazioni via web e sulle implicazioni future. Prima caratteristica di queste, la racconta nella comunicazione non verbale, fatta di sguardi e gesti seppur attraverso un monitor e senza l’ausilio di una webcam. Secondo la dottoressa, la persona da quest’altro lato è già in grado di farsi un’idea del partner di tastiera e lo afferma dicendo:


“Le gente si forma impressioni del partner online basate su cose come gli errori di ortografia, l’uso di abbreviazioni e acronimi, la quantità di punti esclamativi, l’uso della grammatica”.

Felicità, bambini felici, adulti più felici

 Non era certo un segreto che un’infanzia ed un’adolescenza serene contribuissero a fare di un adulto una persona equilibrata, positiva e felice, rispetto ad individui con un’infanzia difficile e tormentata ed un’adolescenza ancora più turbolenta. I soggetti più esposti a problemi mentali sono infatti proprio quelli che hanno vissuto dei traumi nei primi anni di vita o comunque una giovinezza alquanto travagliata.

A conferma arriva un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori dell’Università di Cambridge che ha analizzato il rapporto tra un’infanzia felice ed il benessere psicofisico in età adulta, scoprendo che essere un adolescente felice equivale, con molta probabilità, a diventare un adulto altrettanto felice.

Aggressività, il sesso spegne l’interruttore

 L’aggressività, che logora molti rapporti, nonché la vita lavorativa e sociale, ha un interruttore, localizzato nel cervello, un’area condivisa con il sesso. Se viene tenuta occupata in una delle due attività, sfogo della rabbia piuttosto che attività sessuale, l’altra automaticamente, quasi come per magia, si spegne. Tradotto, fare l’amore significa letteralmente non fare la guerra e contribuirebbe ad abbassare i livelli di aggressività negli individui.

Il sesso, dunque, placa l’aggressività, calma. Ad affermarlo è una recente ricerca effettuata da un’équipe di neurologi del California Institute of Technology che ha accertato come l’atto sessuale sia in grado di disattivare l’area cerebrale legata ai fenomeni violenti, localizzata nell’ipotalamo ventromediale.

Storie da una notte, sesso occasionale piace alle donne come agli uomini

 Uomini e donne, diversi sotto molto aspetti ma molto più simili di quanto non si credesse sul fronte sesso. E’ lo psicologo Terri Conley dell’Università del Michigan, in uno studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Journal of Personality and Psichology, a sfatare un luogo comune che vuole le donne meno interessate al sesso occasionale perché più attratte da relazioni stabili e sesso con amore.

In realtà, se le donne dicono no all’avventura di una notte spesso è perché temono di non raggiungere il piacere. Un partner appena conosciuto, si sa, solitamente può rivelarsi egoista sotto questo punto di vista e dunque la donna spesso preferisce rinunciare. Ma cosa fa dire di sì alle donne al sesso con uno sconosciuto?

Anoressia sessuale, pornografia sotto accusa

 Anoressia sessuale, se ne parla in questi giorni in relazione alla scoperta di un nesso di causa/effetto con la pornografia. Ma cos’è l’anoressia sessuale di preciso? Come suggerisce il termine stesso, richiamando l’anoressia, disturbo alimentare legato al rifiuto del cibo, si tratta di una mancanza di appetito sessuale, un calo del desiderio che impedisce all’uomo di avere erezioni malgrado non ci siano disturbi riscontrabili a livello clinico. Un disturbo fortunatamente reversibile in alcuni mesi di supporto psicologico.

Già tempo fa si era sollevato il problema, in Italia, delle coppie bianche, relazioni in astinenza sessuale per via del calo del desiderio di lui. Negli ultimi dieci anni nel nostro Paese si sarebbero triplicate le coppie che rinunciano al sesso già a quarant’anni e molti uomini non provano nemmeno a recuperare lo slancio sessuale, limitandosi a metterci una pietra sopra.

Come affrontare i cambiamenti restando ottimisti

 Focalizzarsi sugli aspetti positivi della vita piuttosto che fossilizzarsi sempre e soltanto sui lati negativi. Una ricetta con pochi ingredienti all’apparenza, quella del vivere sereni, ma che in realtà è più facile a dirsi che a farsi.
Di come affrontare con ottimismo i cambiamenti e le sfide cui ci sottopone continuamente la vita parla Karen Hilsberg, del Los Angeles County Department of Mental Health in California negli Stati Uniti, sulle pagine della rivista Mindfulness.

Apprezzare il lato positivo della vita, vedere il bicchiere mezzo pieno aiuta le persone a superare e a vivere le difficoltà in modo più indolore. E forse è questa la formula invidiabile che permette a pochi eletti di mantenere la calma ed il sorriso anche nei momenti più difficili.

Litigi nella coppia, la colpa è dei genitori

Ogni coppia ha una storia a se stante, e se fino ad oggi credevate che nella coppia il DNA familiare non c’entrava, stavate sbagliando di grosso. A discutere su questo argomento sono stati i ricercatori della University of Minnesota negli Stati Uniti d’America, che dopo una ricerca hanno concluso quanto e come la famiglia influenza a livello interno le decisioni di vita di una persona.

Questo post è dedicato sicuramente a chi in un rapporto di coppia è solito fare discussioni aberranti e portarle avanti per ore, anche quando sembra che tutto sia finito. Ci aiuta a capire da dove viene la poca voglia di voler terminare la discussione, bensì di continuare a “martellare” sul partner. La colpa di questo atteggiamento sarebbe derivante proprio dalla mamma e dal papà.

Le quattro posizioni di vita

 Cos’è la posizione di vita? Lo spiega sapientemente Rika Zarai in Libera le tue emozioni. E’ il modo in cui affrontiamo le persone, gli avvenimenti, la nostra presentazione di fronte agli altri, il nostro schema abituale di rapportarci al mondo. La Zarai propone un piccolo esercizio per riuscire ad identificare la nostra posizione di vita ovvero pensare alla nostra reazione nel caso di un affronto, anche solo verbale. Come reagiamo?

  1. Ci domandiamo come mai il nostro interlocutore ci stia aggredendo.
  2. Rispondiamo aggredendolo a nostra volta.
  3. Stiamo male, giriamo a vuoto e continuiamo a ripensarci.
  4. Non reagiamo perché non ne vale la pena.