I sogni: chi dimentica e chi ricorda

 

Il Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, insieme al Dipartimento di neurologia clinica e comportamentale dell’Irccs Santa Lucia e le università dell’Aquila e di Bologna hanno sviluppato in collaborazione uno studio sull’attività onirica. L’oggetto della ricerca è stato perchè ci sono dei soggetti in grado di ricordare i sogni con estrema precisione nei dettagli, mentre altri li dimenticano completamente.
La ricerca è stata pubblicata su Human Brain Mapping, ed ha tentato di spiegare l’intensità emotiva del regno onirico, partendo dalla connessione tra anatomia dell’essere umano e “materia dei sogni”. Discriminanti per questo obiettivo sarebbero le misure dell’ippocampo e dell’amigdala, le due strutture celebrali che sono dedicate al controllo delle emozioni e legate alla memoria.

Cosa pensò Tolstoj la notte che andò via, fuggendo di casa?

Vi è un libro bellissimo di Vladimir Pozner: Tolstoj è morto, dove si narrano, su base documentaria, gli ultimi momenti del grande scrittore, dopo la celebre e disperata fuga da casa. La bella notizia è che viene ripubblicato da Skira un altro libro che tratta lo stesso argomento, uscito anni fa per Einaudi: La fuga di Tolstoj di Alberto Cavallari. Il tema non cambia, le differenze sono nelle analisi.

Pozner propone una ricostruzione basata su fatti precisi, nonostante l’impianto sia di tipo narrativo. Cavallari ci presenta un vero e proprio racconto dunque, anch’esso fa riferimento alle circostanze ma a quelle reali rinuncia e non se ne serve per ricostruire lo stato d’animo di un tale genio. Qual’è la ragione eper cui lo scrittore fuggì? Sicuramente avvenne una concatenazione di timori pratici, di insoddisfazione personale, di contrarietà sulle richieste della famiglia nella tenuta di Jasnaia Poljana che doveva essere un piccolo paradiso e che invece s’era trasformata in un luogo di risentimento e dolore:

L’invidia incide sulla scelta dello smartphone

 

Nell’epoca digitale, il possesso degli strumenti hi-tech di tendenza e comunicazione, sicuramente fa si che molte persone si sentano “meglio” solo mostrando questi oggetti. I ricercatori dell’università olandese di Tilburg: Niels van de Ven, Marcel Zeelenberg, e Rik Pieters, si sono dedicati a questa ricerca ed hanno pubblicato uno studio su alcuni comportamenti d’acquisto.

Buona parte dei risultati pubblicati sul Journal of Consumer Research, spiegano il perchè di alcuni acquisti mossi dall’invidia. Le persone, per ottenere il proprio oggetto della ricerca (veramente desiderato) è disposta a pagare fino ad 80 euro in più. Gli oggetti dell’inchiesta sono stati l’iPhone di Apple ed il BlackBerry di RIM.

Psicologia ed obesità per gli Americani

 

Nel Governo degli Stati Uniti d’America è stata presa la decisione di mettere un freno al crescendo dell’obesità tra i bambini. L’idea è quella di poter utilizzare la psicologia ed il nesso con le mense scolastiche per far si che si “impari” e si “capisca” come mangiare.

L’obiettivo lanciato dal Dipartimento dell’Agricoltura ha già fatto investire ad oggi ben 2 milioni di dollari, per l’invio dei messaggi psicologici subliminali e rivolti ai bambini per migliorare la propria alimentazione.

Per non dimenticare: le vittime in Iraq sono anche i sopravvissuti

Affinchè la nostra memoria non sbiadisca e si mantenga sempre alta la guardia per il dolore che ogni guerra comporta, presente e passata e anche se vi si corre il rischio di apparire anacrostici, desideriamo dare qualche informazione, riguardo i problemi di ordine psicologico che la guerra in Iraq, comportò qualche anno fa.

Le statistiche di allora parlarono chiaramente: più di un terzo dei soldati americani rientrati in America dal fronte iracheno, non fu in grado di arginare da solo, l’immensa sofferenza che il conflitto comportò ed ebbe bisogno di ricorrere all’aiuto dello psicologo.

Capire se il cane è pessimista

 

Oggi parliamo di uno studio condotto alla facoltà di veterinaria dell’Università di Bristol nel Regno Unito e che riguarda il migliore amico dell’uomo a quattro zampe. Il quesito è: ottimista oppure pessimista? Non è molto chiaro comprendere dagli atteggiamenti del cucciolo, se il cane vede il mondo in positivo o negativo.

Di conseguenza, il professor Mike Mendl ha pensato di introdurre nel dipartimento del benessere degli animaletti ed osservarne i comportamenti in gruppo. Ha dichiarato al Daily Mail che: “Siamo in grado di utilizzare i risultati delle ricerca in psicologia umana per sviluppare metodi di misurazione delle emozioni degli animali“.

I videogiochi non fanno male

I videogiochi non fanno male, una parte del mondo accademico, si sta mobilitando, proprio contro questo infondata idea riguardo la  nocività dei passatempi preferiti dei bambini (e non solo). Tutto questo, lo sostiene Gustavo  Pietropolli Charmet ma non è solo nè il solo soprattutto.

Ma chi è Pietropolli Charmet? E’ un professore di Psicologia Dinamica all’Università Bicocca di Milano, e proprio in una recente intervista al Corriere della Sera si è battutto e molto veementemente contro i pregiudizi sui videogiochi, e s’è dimostrato molto contrariato riguardo le battaglie condotte da tutte quelle associazioni per cui la violenza nei videogiochi ‘corrompe’ le giovani menti, deviandole alla violenza o quanto meno inducendoli ad un disturbo di personalità che potrebbe sfociare in comportamenti antisociali.

Donne e segreti, un binomio impossibile

 

Le informazioni giunteci dalle ricerche condotte in Europa fanno capire che tra donna e segreto, non c’è sintonia. Infatti, il sondaggio condotto in una catena di negozi della Esquires Coffee Houses con interviste a 4.000 donne, ci ha ricondotto a dichiarare che una donna non è in grado di mantenere un segreto per più di 34 ore.

Ovviamente non è una certezza scientifica, ma dobbiamo anche considerare del fatto che su queste 4.000, una ogni 10 non riesce a tenere il segreto per più di 45 minuti.

Il pettegolezzo ti rende parte integrante della comunità

Le telenovelas sono la nostra passione, ammettiamolo, le guardiamo tutti e lo testimoniano gli ascolti in Italia come nel resto del mondo. Merito di registi capaci soprattutto a trasmettere emozioni? Si, è così ma non soltanto questo. In realta sembra proprio che alla base dell’interesse per intrighi, passioni, innamoramenti, tradimenti altrui, ci sia un istintuale, lontanissimo ma profondo e radicato spirito di sopravvivenza. Una ricerca inglese ha analizzato e studiato proprio questo fenomeno antico come l’uomo, perché con l’uomo nasce: il pettegolezzo.

Lo studio degli psicologi dell’Università di St Andrews (Scozia) e di Liverpool, si è concentrata su dieci volontari, a cui hanno dato quattro testi, il loro compito è stato di leggere e di riscriverli, dopo un tempo stabilito in qualche minuto, in base ai loro ricordi. I testi rielaborati, sono stati poi fatti leggere ad un altro campione che hanno eseguito il medesimo compito dei precedenti.

Ansia da prestazione, ne soffre 1 donna su 5

 Generalmente associamo il problema dell’ansia da prestazione al genere maschile ed effettivamente è un tema che si presenta maggiormente nei discorsi tra uomini ma non solo. Infatti quello dell’ansia da prestazione è un disturbo che coinvolge non solo gli uomini, ma sembra stia aumentando anche nel gentil sesso per diversi motivi.

Allena il cervello e avrai una vecchiaia in forma!

Assolutamente chiaro e categorico il messaggio: “Se non lo usi lo perdi” . Si intende naturalmente il cervello ed è l’importante avviso lanciato da un gruppo di ricercatori e scienziati australiani che hanno portato avanti una ricerca sul ruolo che l’attività mentale riveste nell’assottigliare il rischio di un ‘black out’  e quindi della demenza.
I neuroscienziati dell’università del Nuovo Galles hanno analizzato e hanno passato in rassegna gli studi più autorevoli condotti in materia, arrivando alla conclusione che, le persone che non s’abbandonano e continuano ad esercitare il cervello in modo regolare, riducono notevolmente, addirittura di quasi la metà, la probabilità di soffrire di demenza.

Nella ricerca – pubblicata sulla rivista Psychological Medicine sono passate in rassegna le conclusioni di 22 indagini, che hanno fatto riferimento ad un campione di oltre 29 mila persone in tutto il mondo, osservate per circa 7 anni.
Fondamentale inoltre, il ruolo che rivestono le nostre scelte e che inevitabilmente condizionano la nostra attività mentale, come l’istruzione, l’occupazione e l’allenamento dell’esercizio intellettuale fino all’età avanzata e che sono importanti se si vuole prevenire il declino cerebrale.

Chi dorme non piglia pesci!

Non bisognerebbe mai rimuginare sui propri sbagli o decisioni rimandate e mai prese. Ed è importante essere celeri nel decidere sul cosa fare e come fare. Questo tra l’altro non è il consiglio di un’azienda piena di manager rampanti, a cui interessa ottimizzare il risultato, bensì è il risultato di uno studio condotto dall’Università di Amsterdam.

I ricercatori hanno scoperto infatti che le decisioni importanti non vanno procrastinate o ‘accantonate’ in attesa di ‘tempi migliori’ o di maggior chiarezza, vanno affrontate e possibilmente realizzate in pochi secondi, è estremamente inutile stare a pensarci dunque, bisogna piuttosto darsi uno “slancio” che sia d’istinto, di cuore.

I gemelli, un rapporto che nasce nell’utero

 

Secondo una nuova ricerca guidata dal professor Umberto Castiello del Dipartimento di Psicologia generale dell’Universita’ di Padova, i gemelli iniziano il proprio rapporto sociale già nell’utero. Lo studio condotto insieme al Centro di Scienze Cognitive dell’Università di Torino ed insieme all’Istituto Pediatrico Burlo Garolfo di Trieste ed il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma, parla dei giochi fatti durante la gravidanza dai gemelli.
Lo studio fatto su cinque coppie di gemelli è stato seguito con le nuove tecniche di ecografia a 4 dimensioni illustrando simpatici risulatati. Tra la quattordicesima e la diciottesima settimana, i due feti sono in attività costante l’uno verso l’altro.

Internet è uno strumento di approfondimento

La dipendenza da chat, ha nè più nè meno che le ‘regole’  tipiche delle dipendenze psicologiche e dei diversi aspetti patologici della personalità. E’ pur vero che spesso internet e quindi le chat, subiscono un’eccessiva penalizzazione. E molti casi di cronaca, sembrano voler demonizzare l’abitudine ad utilizzare tale mezzo di comunicazione,  considerandolo non ‘sano’ , così come per quanto concerne gli incontri via web.

Spesso, l’intero mondo Internet viene messo in discussione per la sua capacità di catalizzare totalmente l’attenzione davanti ad un computer estraniando le persone dal resto del contesto, dalla realtà.