Si racconta delle donne che siano spietate, aggressive, continuamente in competizione, segrete, sottili, subdole, insidiose, disposte a tutto pur di arrivare. Donne che “pur di farcela” sono delle vere tigri in ufficio e nelle relazioni sentimentali e disposte a tutte pur di sconfiggere le rivali.
Questa almeno è la testimonianza di film e libri. Vi è un saggio (a mio avviso discutibile): “Woman´s Inhumanity to woman” (Nation Books)di 500 pagine di Phyllis Chesler, psicoanalista e femminista americana, denuncia la crudeltà declinata tutta al femminile.
Naturalmente fioccano le testimonianze, ci sono tutte: manager, avvocati, scrittrici e artiste da Toni Morrison a Erica Jong.
In Italia il “phamplet” è uscito qualche tempo fa per la Mondadori e dal titolo drastico ed esplicito di: “Donna contro Donna” e naturalmente ha causato aspre polemiche dopo averle provocate negli Stati Uniti.
Le donne sono descritte come prepotenti e manipolatrici, capaci di tutto pur di raggiungere i propri scopi; differentemente dagli uomini che nella violenza sono plateali e strabordanti, per Chesler, quella femminile è subdola, “pianificata”. Una strategia appresa durante l´infanzia e che si affina nel tempo.
Per la psicologa Gianna Schelotto “La rivalità tra le donne è antica quanto il mondo, nell´ultimo decennio sono aumentate le opportunità di evidenziarla. Soprattutto nel lavoro hanno ancora pochissimi spazi e sono costrette a difenderli. Il tutto è legato alla complessità psicologica del rapporto madre-figlia. Fin dai primissimi anni di vita la figlia compete con la madre per l´amore che nutre nei confronti del padre. La bambina per ottenere l´affetto del padre deve combattere. Il maschio, al contrario, non si trova mai a separarsi dal suo primo oggetto d´amore”.