Mezza età ed infelicità

Non è un must del comportamento umano, ma sempre più ricerche mettono a paragone il passare del tempo con lo status di felicità dell’individuo. Ad oggi, andiamo ad analizzare un nuovo studio dell’Università di Maastricht, che dichiara come la mezza età, sia un momento nella vita dell’individuo, in cui troppe responsabilità e troppi doveri, fanno del male alla felicità.

Responsabilità nei confronti dei figli, perdita di una vitalità fisica dovuta all’usura del corpo, oppure aumento della pressione psicologica per il tipo di vita che si conduce, portano a non avere più il sorriso sulle labbra stampato sempre in volto.

Indecisi non motivati

Esaminiamo oggi una serie di punti relativi a determinate caratteristiche che l’individuo adulto porta con se e che lo portano molto spesso a modificare il suo carattere in accezione negativa.

Sono tanti, soprattutto i giovani, che nell’età che va dai 21 ai 35 anni circa, riscontrano nelle loro vite, tante particolari cose che “a prima vista” rendono completi. Magari stiamo parlando dell’Università portata a termine, un lavoro che comunque permette di avere un discreto guadagno, o ancora il coltivare degli interessi piacevoli che potrebbero essere arte in genere come la pittura, la musica o la poesia. Ma non basta. Anche avere tanti amici con il quale passare molto tempo, dalle allegre serate in compagnia, fino ai momenti legati agli sfoghi quotidiani per qualche piccola cosa che non è andata a buon fine.

Essere perfetti genitori

I genitori perfetti ovviamente sono un’utopia che difficilmente può diventare realtà, però si può sicuramente tendere a diventarlo seguendo poche piccole regole che faranno si che si diventi più esperti nella gestione di alcune situazioni.
A consigliarle sono gli esperti di psicologia infantile ed adolescenziale, che sostengono che i primi tre anni di vita di un bambino sono quelli determinanti per la crescita sana fisica ed intellettuale di un bambino.

Un po’ di educazione costruttiva e non troppo severa riesce ad aiutare il piccolo fornendo delle basi solide per evitare dei problemi per il futuro dei piccoli. I problemi più riscontrati nei figli di genitori poco attenti sono il narcisismo, l’anoressia, l’isolamento e spesso le difficoltà nello studio. La teoria viene spesso attuata in centri specialistici che offrono formazione legata al mondo delle coppie.

Leggere da piccoli

Per far si che i piccoli siano pronti al mondo della scuola, è necessario che comincino sin da bambini a familiarizzare con i libri di testo. Lo dice una recente ricerca pubblicata sulla rivista “Medico e Bambino”, che nasce proprio dalla penna di pediatri che hanno deciso di scrivere indipendentemente sullo sviluppo del bambino. La collaborazione è con l’Associazione Culturale Pediatri (ACP); l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) e il Centro per la Salute del Bambino – ONLUS.

Il bambino ha la necessità di imparare prima a toccare un libro, poi a tenerlo in mano, poi a sfogliare le pagine ed infine magari, imparando a leggere. Il problema è che secondo quanto si legge all’interno di “Nati per leggere”:

Ansia e depressione, quando il benessere arriva dalla natura

 Natura e psiche, una relazione indagata da numerosi studi e che ha sempre dato risultati incoraggianti e più che positivi. E’ quella sensazione di stare bene che ci riempie quando ci ritroviamo immersi in un bosco piuttosto che sulla spiaggia, in montagna, in scorci suggestivi, spazi verdi, aperti, colorati da fiori, avvolti dal profumo di una campagna, negli spazi sconfinati di una pianura, nell’atmosfera placida che regna sulle rive di un lago, accarezzati dai raggi del sole in una radura.

Un senso di pace e benessere che purtroppo, tornati alla normalità grigia e monotona, dimentichiamo. Ed invece dovremmo ricordarcene ogni volta che ci sentiamo stressati e oppressi da un senso di angoscia, usare la natura per trovare conforto piuttosto che ricorrere in tutta fretta a farmaci di felicità in pillole o peggio incorrere in pericolose e poco salubri dipendenze.

Metodo Feldenkrais, la consapevolezza di sé attraverso il movimento

Il metodo Feldenkrais è una disciplina che prende il nome dal teorico e ideatore Moshe Feldenkrais (1904-1984). Consiste in un approccio alla conoscenza di sé attraverso il movimento, nello specifico ginnastica dolce. Attraverso esercizi facili da svolgersi e soprattutto piacevoli per il fisico, si arriva a creare una profonda integrazione tra il pensiero, il sentimento, il movimento e le sensazioni.

Il metodo Feldenkrais ha come mission condurre alla consapevolezza quelle parti del nostro corpo dimenticate, trascurate e spesso proprio per questo dolenti. E consapevolezza è certamente la parola chiave di questo approccio: consapevolezza intesa anche come pieno e cosciente uso dei sensi. L’obiettivo è di trovare l’armonia, dai muscoli allo scheletro alla respirazione all’uso della voce.

Lo snack contro lo stress

Una delle creature più spaventose del XXI secolo è sicuramente lo stress. In una realtà dove tutti si affannano, corrono e si inseguono per abbattere le barriere del tempo e fare il più cose possibile nel minore tempo, ecco che lo stress prende il sopravvento ed abbatte il corpo oltre che lo spirito.
Ed ecco allora che alcuni ricercatori dell’Università di Cincinnati, hanno studiato una serie di dinamiche e caratteristiche di comportamenti sociali in alcuni luoghi di incontro, come possono essere i pub, i bar e quanto altro, e che entrano in gioco sulla psiche umana.

I luoghi principali definiti come antistress, sarebbero i pub e soprattutto nel momento in cui si ha a che fare con gli aperitivi e gli stuzzichini. Il sale sarebbe infatti l’ingrediente principale dell’abbattimento delle nostre fasi di stress. Questo è stato dimostrato da tante ricerche scientifiche, che hanno portato alla luce, come il contenuto di sodio e quindi i cibi ricchi di sale, possano apportare effetti benefici sul sistema nervoso. Nello specifico, si riesce ad abbassare il livello degli ormoni dello stress come l’ipotalamo, l’ipofisi e il surrene.

Capiamo l’uomo del web

Oggi parliamo di una recente ricerca effettuata sul rapporto tra uomo e computer, e nello specifico dei risultati ottenuti dove si parla del fatto che l’uomo è il suo computer. Sembrerà assurdo, ma si conviene che nell’analisi degli uomini e delle proprie tecnologie, si identificano dei caratteri e delle linee guida per la lettura del suo carattere e delle sue performance. Ovviamente per effettuare queste ricerche e parlare di questi risultati, si è passati all’analisi di diversi soggetti che si sono prestati come tester per questo esperimento e che quindi hanno dato la disponibilità a far “spulciare” i ricercatori all’interno dei propri file del computer, della cronologia, del cellulare e tutto quanto altro lega il rapporto tra uomo, tecnologia e modi di agire.

La prima categoria identificata è i “Facebookiani”, ovvero, individui che ad ogni seppur minimo avvenimento di vita, devono aggiornare il profilo. Questi individui, sono principalmente falsi, con una personalità superficiale e non hanno rapporti sinceri con gli amici.

Stress, impariamo a gestirlo in poche mosse

 Gestire lo stress, o meglio il distress, quella tensione negativa che sfianca, quel carico eccessivo da sopportare che rende i nostri passi sempre più pesanti giorno dopo giorno. Come reagire? Attività fisica, alimentazione sana, vita sociale costellata da persone positive e volti amici, un lavoro che piace, esercizi di rilassamento, meditazione, se ne parla spesso e senza dubbio sono i migliori antistress, senz’altro quelli più praticati ed efficaci.

E poi ci sono quelle piccole grandi azioni che possono fare la differenza nel percorso per liberarsi dallo stress. Ne parla la dottoressa Roberta Lee in The Superstress solution, di come oggi siamo portati, erroneamente, a pensare di poter gestire tutto al meglio anche quando il carico di stress è eccessivo: dormire poco, far funzionare la vita relazionale, lavorare a ritmi incessanti, essere dei buoni genitori, dei buoni amici, dei buoni figli… eppure accettare di avere dei limiti, pronunciare qualche no, allontanarci dalla pericolosa curva a gomito del perfezionismo, è la chiave per vivere meglio. E allora, cosa si può fare per affrontare lo stress con azioni piccole ma determinanti?

Depressione, nemici naturali del male di vivere

 Che si stia seguendo una cura o meno con antidepressivi piuttosto che una psicoterapia per risolvere il disagio psicologico legato alla depressione, ci sono indubbiamente alcuni percorsi legati allo stile di vita che si presentano come naturali antagonisti del male di vivere per diverse ragioni.

Più che di rimedi naturali efficaci contro la depressione, si può parlare piuttosto di nemici della depressione, strategie valide di per sé o combinate che possono alleviare i sintomi ed aiutare ad uscire dal tunnel più in fretta senza brutte sorprese e gravi controindicazioni e senza il rischio di cadere nella rete delle dipendenze. A parlarne in un articolo apparso su Psychology.com è la dottoressa Ilona L. Tobin, psicoterapeuta americana, ispirata dal libro sulla depressione pubblicato dal dottor Robert Hedaya, dal titolo The Anti-Depressant Survival Program. Ma quali sono le tre azioni che ciascuno di noi può compiere nella vita di tutti i giorni per tenere alla larga gli stati depressivi?

Psicoterapia breve strategica: efficacia e contatti, intervista al professor Giorgio Nardone

 Cari amici di Iovalgo, oggi si conclude il nostro speciale sulla psicoterapia breve strategica. Ringraziamo il professor Giorgio Nardone per la Sua disponibilità.

Finora abbiamo descritto il metodo, il suo campo di applicazione con casi esplicativi dell’approccio ad alcune tra le principali fobie: patofobia, nello specifico cardiofobia, dismorfofobia, fobia di uccidere a causa di un raptus di follia improvviso, disturbo ossessivo compulsivo. Oggi il professor Nardone ci illustrerà l’efficacia e le potenzialità della TBS oltre che fornirci indicazioni utili a contattare degli esperti in questo campo.

Fobia di uccidere e psicoterapia breve strategica, intervista al professor Giorgio Nardone

 Cari amici di Iovalgo, proseguiamo il nostro speciale sulla psicoterapia breve strategica in compagnia dell’ideatore del metodo rapido per risolvere fobie e disagio psicologico, lo psicoterapeuta Giorgio Nardone.

Dopo aver divulgato storia e metodo del trattamento, continuiamo ad illustrare casi di applicazioni pratiche a paure ed ossessioni più o meno comuni. Dopo cardiofobia, dismorfofobia e disturbo ossessivo compulsivo, vediamo come è stato risolto il caso di una donna alle prese con la fobia di uccidere il marito.

Disturbo ossessivo compulsivo e psicoterapia breve strategica, intervista al professor Giorgio Nardone

 Cari amici di Iovalgo, proseguiamo il nostro speciale sul trattamento delle fobie e del disagio psicologico in compagnia del professor Giorgio Nardone, ideatore della psicoterapia breve strategica.

Dopo aver descritto la storia ed il metodo, abbiamo presentato alcuni casi di applicazioni pratiche a fobie più o meno comuni: cardiofobia e dismorfofobia. Oggi il professor Nardone ci illustra un caso di disturbo ossessivo compulsivo curato dalla psicoterapia breve strategica.

Dismorfofobia e psicoterapia breve strategica, intervista al professor Giorgio Nardone

 Trattamento delle fobie attraverso la terapia breve strategica, prosegue lo speciale di Iovalgo alla scoperta del metodo breve per curare le nostre paure.

Siamo partiti, insieme al professor Giorgio Nardone, ideatore della TBS, da una patofobia molto diffusa, ovvero la cardiofobia, la paura ossessiva del cuore e di ammalarsi di malattie cardiache. Ci occuperemo ora della dismorfofobia, una visione distorta del proprio corpo.