L’Instant Therapy per recuperare la propria vita

 

Nata in Gran Bretagna, l’Instant Therapy si sta diffondendo sempre più in Italia. Questa forma di psicologia comportamentale, permette di rilassarsi e rendere più “leggere” le giornate. Ad illustrare qualche breve passo per questa nuova terapia è stata in questi giorni la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, che ha diffuso informazioni riguardo al rilassamento attraverso esercizi in alcuni step che vi andiamo ad illustrare.
Per prima cosa, si parla di “ascolto del proprio respiro” e la dottoressa Vinciguerra scrive:

Figlio unico, è un bene?

Assistiamo e  da un pò ad uno dei cambiamenti sociali più evidenti dell’ultimo secolo e che investe la famiglia. Abituati fino a trent’anni fa ad un parentado esteso e alla struttura patriarcale, ci ritroviamo sempre più spesso oggi ad una di tipo “nucleare”, composta di pochi elementi. Infatti il numero dei figli per famiglia si è notevolmente ridotto e oggi è facile riscontrare che sempre di più coppie che decidono di avere un solo figlio, con il proposito evidente di poter curarlo con maggiore attenzione e rispondere meglio ad ogni suo bisogno.

A tutt’oggi non è possibile però ottenere un oggettivo punto di vista sul positività o meno dell’essere figli unici come del non esserlo e la risposta è semplice:  il figlio unico non può naturalmente sapere cosa signichi avere dei fratelli, così come chi li ha non può comprendere fino in fondo come ci si senta ad essere figlio unico
Del resto entrambe le condizioni presentano vantaggi e svantaggi, a seconda dell’età di riferimento.

Nell’infanzia, le “opportunità” che normalmente sono attribuite alla condizione dell’ essere figlio unico sono nella maggiore attenzione che spesso questi ricevono dai genitori e dai parenti. Da ciò ne deriva anche una serie di vantaggi materiali.

Questa è la ragione per cui alcuni considerano la condizione del figlio unico come quella di  “bambino viziato“, mentre in realtà a renderlo tale sono esclusivamente i genitori. Il gap dell’ essere figlio unico nell’infanzia, è dato dal fatto che se la famiglia non è monoreddito ed entrambi i genitori lavorano, il bambino sarà affidato alle cure di altre figure di riferimento, come i nonni o i  baby sitters. Se da una parte, il confronto con le persone adulte lo matura precocemente e ne migliora la ricchezza del vocabolario, è pur vero però che la mancanza di contatti costanti con i propri coetanei, priva questo bambino di fondamentali esperienze comunicative e sociali che hanno un peso determinante nello sviluppo emotivo e cognitivo. Per questo è molto importante inserirlo al più presto al nido.

Ritrova l’equilibrio con una vacanza olistica

 

A volte capita di fare delle vacanze che ci stancano più di un normale giorno di lavoro: percorsi estenuanti, poche ore di sonno, impegni rigidamente organizzati e attività faticose rischiano di non permetterci di sfruttare le nostre ferie per concentrarci sul nostro benessere e ricaricare le batterie. E se provassimo una vacanza olistica, all’insegna della salute di mente e corpo?

Cibo: uno sfogo che può diventare arma

 

Le donne ed il cibo da mangiare, due parole che sembrano essere discordanti, considerato che il gentil sesso risulta quello essere più spesso a dieta rispetto ai maschietti. Una nuova ricerca, ha scoperto due chicche che sono state considerate come il punto debole degli esseri umani in rosa. Parliamo del cibo e del sesso. Gli psicologi mondiali, hanno infatti lanciato l’allarme di una depressione legata molto spesso a questi due fenomeni.

 Questo perchè la donna sentirebbe più dell’uomo nel suo cuore, una difficoltà oggettiva nel vivere a 360 gradi il sesso fine a se stesso, mettendo in primo piano più un attaccamento emotivo che uno fisico, come spesso fa l’uomo. Praticamente le storie di sesso mettono a dura prova le donne, perchè vengono sempre vissute come storie d’amore e quindi l’unica tana per tentare di risollevarsi è spesso il cibo.

La patologia del giocatore dipendente o gambler

La patologia del giocatore dipendente (gambler) è tipica dell’ individuo che non ha più il controllo del proprio  divertimento al gioco, rendendo questo una necessità irrefrenabile tanto che necessita un’immediata risposta, a discapito di qualsiasi altra situazione sociale, economica e familiare.

Si tratta per lo più di giochi d’azzardo o di scommesse, i quali sono pienamente legali e nella maggior parte del mondo. Questa dipendenza è dovuta ad un disturbo che inficia la capacità di controllo degli impulsi.Vulnerabile alla tensione emotiva, il soggetto trova sollievo solo dedicandosi al gioco.
L’attività di gioco annulla qualsiasi altra condizione, intensi sono pensieri ed azioni relativi al senso di colpa e al bisogno di appagamento che solo la dipendenza sembra dare. La dinamica si ripete sempre uguale: se va male, il giocatore tenta di riguadagnare quanto perso, mentre se vince tende ad alzare la posta e a giocare sempre di più, considerandosi fortunato per quel giorno.

Ciò che rende tale ossessione insidiosa è che di solito, per recuperare quanto si è perso, si tende ad aumentare il piatto proprio nel momento in cui si sta perdendo piuttosto che quando sta vincendo. Inoltre quando il gambler tenta di non giocare, si mettono in moto una serie di sintomi da astinenza dal gioco, tra cui non sono esclusi sintomi di tipo depressivo, ansia ed aggressività.
Non è possibile un “indentikit” del soggetto specifico che può soffrire di una dipendenza da gioco.

Di solito però, si tratta di individui in cui in letenza sono presenti tratti di personalità narcisistica od antisociale. Il fragile autocontrollo e l’incapacità ad affrontare le situazioni giornaliere possono favorire il manifestarsi di tale patologia.
I giochi che inducono più facilmente ad acquisire questa dipendenza, sono quelli vi è un’immediata riscossione del premio in seguito ad una scommessa.
Maggiormente sono colpiti gli uomini in età giovanile ed intorno ai 40 anni, mentre la fascia di età delle donne è tra i 40 ed i 50 anni.

Paura di cadere? Le cadute aumentano

 

Una ricerca che ha visto impegnati i centri di Australia e Belgio, ha rilevato che gli anziani che hanno paura di cadere e farsi male, hanno realmente una maggiore probabilità di cadere. A scoprire questo pericolo, è stato dimostrato che è cresciuto anche il numero dei soggetti che non sembra a rischio perchè prende consapevolezza di questo. Lo studio è stato effettuato su ben 500 persone anziane tra i 70 ed i 90 anni, che sono stati sottoposti per alcune settimane a check up sia fisici che psicologici per accertarne le condizioni.

Lo studio, ha fatto si che in un secondo step, fossero suddivisi i soggetti in quattro gruppi partendo dal presupposto che abbiano diversi fattori di rischio sulle cadute, sulle loro ansie e le loro paure di cadere e soprattutto i soggetti a rischio depressione, e sono stati seguiti per un anno.

Natura, toccasana per la sovraesposizione tecnologica

 

Chi è che in tempi recenti riesce ad avere un distacco netto dalla tecnologia? In pochi…veramente in pochi. I tipi più nervosi, anche in vacanza quest’anno hanno dimostrato di andare a controllare la posta in continuazione e soprattutto di andare a leggere di continuo sul display del cellulare l’eventuale presenza di una chiamata oppure di un messaggio. Il termine che viene utilizzato dagli studiosi è improcrastinabile. Ciò che è superfluo viene considerato di continuo urgente, e tutto questo a seguito del continuo flusso di informazioni a cui la nostra memoria è costretta a ricorrere insieme alle capacità costanti di apprendimento.
Per affrontare questo studio, ci sono voluti 5 neuroscienziati americani, insieme ad un reporter del New York Times che hanno deciso di affrontare questa vacanza nello Utah per capire se la completa immersione nel relax e soprattutto nella natura, riuscisse ad aumentare le proprie ancolazioni d’ansia per poter rilassare la mente ed invertire tutti gli effetti negativi che lo stress da sovraesposizione tecnologica provoca negli individui. Nel gruppo dei cinque c’erano sia personaggi che credevano nell’effetto della natura sia chi non ci credeva ed era semplicemente scettico, utilizzando tranquillamente tutti i gadget tecnologici in suo possesso.

Jovanotti, la sua voce tra musica e passione

 Cosa c’è di più rilassante di ascoltare buona musica? Al mare, a casa o in ufficio, ci aiuta ad allontanarci dal tram tram quotidiano ed in alcuni casi riesce ad insegnarci qualcosa. Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è uno dei protagonisti principali della musica italiana che, con i suoi 20 anni di successi internazionali, si è conquistato la stima di persone da tutto il mondo non solo attraverso le sue bellissime canzoni ma soprattutto grazie al suo invito all’amore ed alla solidarietà.

Stress da rientro? Sconfiggilo in 5 mosse!

Le vacanze sono volate: purtroppo la nostalgia delle ferie si lega al difficile ritorno alle vecchie abitudini. I ritmi più movimentati, il lavoro, la sveglia che suona troppo presto possono rendere i primi giorni davvero fastidiosi: per ritrovare la serenità, scopriamo come affrontare lo stress da rientro.

Non c’è memoria senza tenerezza

Bisognerebbe parlare, più spesso e con emozione, di un sentimento: la tenerezza. La tenerezza è alla radice  di ogni delicatezza, amicizia, forma d’amore, impresa. Di ogni rivoluzione del cuore. “Bisogna essere duri” scriveva Ernesto Che Guevarasenza perdere la tenerezza“. Così i bambini sono teneri per loro stessa essenza e lo sono anche quegli adulti, maturi utopisti che, come Oscar Wilde, dichiarano: “Una mappa del mondo che non preveda il Paese dell’utopia non merita neppure uno sguardo“. Infine, non c’è “colore del grano“, per dirla con Saint Exupéry ovvero non c’è memoria senza tenerezza. Non c’è, comunque ricordo d’infanzia, d’adolescenza, di giovinezza o di un passaggio importante della nostra vita che, rivisitato per conoscere meglio noi stessi, per indagare le nostre eperienze e i vissuti delle nostre relazioni con gli altri (da quelli più intimi a quelli che, pure, ci hanno fatto soffrire), non contempli, al fondo, una certa, dovuta, inevitabile tenerezza. Verso noi stessi, verso quelli che abbiamo amato o che, in qualche modo, anche dolorosamente, ci hanno coinvolto.

Così, proviamo tenerezza verso quello che, magari, poteva essere e non è stato (e, allora, la tenerezza si fa nostalgia). O, meglio e ancora, il sentimento della tenerezza ci coglie verso ciò che è accaduto, siamo stati o di come siamo, ineluttabilmente, ormai diventati. Teneri noi! Allo stesso modo, teneri sono tanti ricordi al pensiero dei quali non rinunciamo mai; teneri gli appunti che conserviamo; le lettere inviate e ricevute; i nostri disegni e quelli dei nostri figli; tenere le musiche che riascoltiamo; teneri i vecchi peluche che non abbiamo mai gettato via e i vestiti fuori moda che conserviamo perennemente appesi negli armadi.

Miglioramento personale, l’importanza dell’autocritica

 Cos’è l’autocritica? Wikipedia la definisce “l’atto di esaminare e giudicare il proprio comportamento al fine di migliorarlo“, eppure quando sentiamo parlare di autocritica tendiamo ad associarlo ad aspetti che poco hanno a che fare con il suo vero significato, come la paura di essere giudicati; al contrario l’autocritica è un ottimo strumento per migliorarci sotto diversi aspetti.

La meditazione come promozione delle funzioni celebrali

 

Una delucidazione alquanto interessante quellache in questi giorni sta girando in ambito psicologico. Basterebbero solo 11 ore per mettere in pratica una qualche tecnica meditativa efficiente, che andrebbe a modificare strutturalmente il nostro cervello aumentandone l’efficienza. La nuova tecnica di aumento dell’efficienza e regolazione del comportamento in base ai propri obiettivi si chiama IBMT, che sarebbe Formazione Integrativa Mente-Corpo. Il team internazionale di ricerca della Dalian University of Technology e dell’Università dell’Oregon guidati dal dottor Yi-Yuan Tang e lo psicologo Michael I. Posner, in Cina, l’avrebbe sperimentata partendo dalla Medicina Tradizionale Cinese nel 1990.
Questa pratica ha impegnato oltre tutto lo staff psicologico, anche 45 studenti dell’università dell’Oregon che sono stati allo stesso tempo trasformati in insegnanti, oltre che aver fruito la tecnica da “pazienti”. Si tratta di 28 maschi e 17 femmine. Dopo la “somministrazione” della cura meditativa, i soggetti sono stati suddivisi in due gruppi ed hanno avuto fatta una formazione per l’IBMT.

L’invidia è stupida

 

Quanta stupidità si annida nell’invidia. Di cosa mai dovremmo essere invidiosi? Cosa pretendiamo da noi stessi? Perchè alcuni aspirano ad assomigliare, quando addirittura non scimmiottare talenti, atteggiamenti, modi di essere che non gli appartengono, di altre persone, rendendoli infelici e frustrati?

Per intenderci: non tutti abbiamo l’avvenenza dei divi del cinema, eppure nella nostra esistenza di certo abbiamo fatto cose di cui poter essere soddisfatti. L’invidia dunque, va sempre di pari passo con la mancanza di autostima. Si prova questo sentimento perché non si è abbastanza convinti del proprio carattere. Così si svalorizza se stessi, un’operazione priva di senso. Infatti, se l’invidia è basata su una competizione fisica bisogna assolutamente relativizzare l’importanza di questa componente.